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Covid 19

Facebook ha rimosso 7 milioni di fake news sul coronavirus, ma non è abbastanza

Nell’ultimo rapporto di Facebook sul rispetto delle regole all’interno del social, il gruppo ha annunciato di aver cancellato milioni di interventi contenenti disinformazione pericolosa per la salute delle persone. Gli sforzi di Facebook però non hanno impedito ad alcuni contenuti dannosi di diffondersi prima di essere rimossi.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Controllare la diffusione di disinformazione sui social network è tanto più difficile quanto più un argomento si mostra controverso o di pubblico interesse; la pandemia di coronavirus purtroppo rientra in entrambe le categorie, motivo per cui tutti i più grandi nomi del settore sono impegnati come non mani ad arginare il flusso di fake news e interventi fuorvianti sul tema. L'ultima conferma arriva da Facebook, che ha affermato di aver dovuto rimuovere dalle sue pagine e da quelle di Instagram ben 7 milioni di post che contenevano disinformazione, truffe o altri contenuti nocivi a tema Covid-19.

Il rapporto annuale di Facebook

Il dettaglio è contenuto nel rapporto che il gruppo Facebook pubblica ogni anno per fare il punto della situazione sul rispetto delle regole all'interno del social. Il documento viene redatto per dare conto di come gli ingegneri del gruppo contrastino le violazioni di ogni genere — dalla diffusione di odio alla pubblicazione di materiale vietato ai minori passando per la vendita di materiale proibito come armi e droghe. Quest'anno però per la prima volta il gruppo ha introdotto statistiche e dati sulla diffusione di fake news, proprio perché quelle relative al coronavirus possono rappresentare un vero e proprio pericolo per gli utenti.

Gli interventi rimossi

Tra i 7 milioni di interventi rimossi, sia su Facebook che su Instagram, figurano sedicenti cure miracolose, trattamenti farmacologici non approvati, teorie complottiste e altri post che potevano indurre gli eventuali spettatori ad assumere comportamenti dannosi per la loro salute. Del resto fin dai primi mesi di diffusione del contagio la paura della malattia ha spinto molti a cercare rimedi e conforto presso chiunque sembrasse saperne offrire, e un terreno del genere è particolarmente fertile per la diffusione di disinformazione. Gli algoritmi e i moderatori del gruppo hanno poi contrassegnato altri 98 milioni di post come fuorvianti — ovvero come post potenzialmente ingannevoli, ma non in grado di recare sufficiente danno da dover essere cancellati.

Un sistema da perfezionare

Oltre agli sforzi di rimozione e segnalazione dei contenuti, il gruppo Facebook si è impegnato a promuovere i post e gli interventi che contenevano informazioni verificate e provenienti da fonti ufficiali impegnate nella lotta al coronavirus, ma nel suo complesso il sistema va ancora perfezionato. Come fanno notare numerosi osservatori online, nel corso di questi mesi collegamenti, foto e video di fake news relativi al coronavirus non hanno faticato a circolare su Facebook e Instagram; in alcuni casi i contenuti passano del tutto inosservati, mentre in altri vengono rimossi quando ormai sono riusciti nel loro intento.

A maggio un video che sosteneva come le mascherine fossero dannose e il coronavirus fosse stato creato in laboratorio è stato cancellato solo dopo aver rastrellato milioni di visualizzazioni. L'ultimo caso del genere risale a settimana scorsa, quando nel corso di una diretta particolarmente seguita è stato affermato che l'idrossiclorochina sarebbe efficace contro il Covid è l'idrossiclorochina e che non ci sarebbe bisogno di mascherine per fermare la diffusione del contagio. Entrambe le affermazioni sono state smentite dalla comunità scientifica e dai fatti, ma la clip è stata vista più di 20 milioni di volte prima della rimozione.

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