A giugno Facebook ha sollevato le ire di molti utenti in seguito alla diffusione della notizia che, secondo la Cornell University e la University of California di San Francisco, l'azienda avrebbe condotto un test segreto per valutare gli stati d'animo degli utenti. Una sorta di manipolazione delle emozioni messa in atto nascondendo e modificando il news feed di circa 700 mila utenti.
Durante lo studio, durato una settimana nel corso del gennaio 2012, alcuni ricercatori hanno cercato di capire se le emozioni degli utenti fossero "contagiose" e potessero diffondersi tramite testi scritti, in particolare i post pubblicati sul social network. Oggi Facebook ha reso più rigide le restrizioni legate alle ricerche che utilizzano la piattaforma.
"Sebbene l'oggetto della ricerca fosse importante a fini scientifici, la reazione degli utenti una volta che il documento è stato pubblicato ci ha colti impreparati" ha commentato Mike Schroepfer, Chief Technology Officer di Facebook "Abbiamo tenuto presente ogni commento e critica. È chiaro che avremmo dovuto fare alcune cose in maniera differente".
Negli ultimi tre mesi Facebook ha fornito ai ricercatori alcune linee guida più precise e ha creato un gruppo che controllerà ogni progetto. Non interverrà, però, un organo esterno e l'azienda continuerà ad incoraggiare i ricercatori a studiare i comportamenti degli utenti di Facebook.
"Crediamo fermamente nella ricerca, perché ci aiuta a costruire un Facebook migliore" ha spiegato Schroepfer "Come molte aziende moderne, i nostri prodotti sono basati su ricerche, sperimentazioni e test". Secondo Adam Kramer, Data Scientist di Facebook, la ricerca puntava ad investigare la credenza secondo la quale leggere stati positivi di amici e conoscenti porta le persone a sentirsi male o messe da parte.
Inoltre l'azienda era preoccupata che leggere troppi stati negativi potesse portare le persone a non frequentare più Facebook. Durante l'esperimento, il social network ha tolto la priorità ad alcuni post contenenti parole particolarmente emotive. Un test che ha colpito circa lo 0,04 percento dei suoi utenti – 1 ogni 2500 – per una settimana nel gennaio 2012. La ricerca ha svelato che i post negativi suscitano risposte positive, ma una riduzione dei post positivi comporta un aumento degli stati negativi.