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Facebook rafforza il Safety Check con le mappe sui disastri per agevolare i soccorsi

Attivato nel 2014 come servizio da usare in caso di disastri naturali, come è stato per il terremoto in Nepal nel 2015, Facebook punta a potenziare il Safety Check aggiungendo le mappe dei disastri, uno strumento in più rivolto organizzazioni che devono prestare i soccorsi.
A cura di Francesco Russo
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Attivato nel 2014 come servizio da usare in caso di disastri naturali, come è stato per il terremoto in Nepal nel 2015, il Safety Check negli ultimi due anni è stato, purtroppo, attivato anche durante i terribili attentati terroristici di Parigi, Bruxelles e anche di Londra. Gli utenti in pratica hanno la possibilità di comunicare di stare bene e di diffondere questa notizia attraverso il social network, in modo che amici e parenti siano istantaneamente informati. In queste circostanze, Facebook punta a potenziare il servizio aggiungendo le mappe dei disastri, uno strumento in più rivolto organizzazioni che devono prestare i soccorsi.

Le nuove mappe per il Safety Check, come spiega Facebook, sono realizzate sfruttando dati aggregati, anonimi, che gli utenti hanno scelto di condividere sul social network per fornire una "istantanea" di quanta gente si trova nel luogo dell'evento in aree ad esempio colpite da un terremoto o da un'alluvione. Alla realizzazione delle mappe Facebook sta lavorando, con i primi test, insieme a diverse organizzazioni internazionali, tra cui l'Unicef, la Croce Rossa e il Programma Alimentare Mondiale, che sono anche in grado di rispettare gli standard sulla privacy. I dati arrivano dagli utenti di Facebook su dispositivi mobili che hanno scelto di condividere la propria posizione geografica. Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, ha annunciato le nuove mappe con un post sul social network.

Le mappe dei disastri permetteranno a Facebook di condividere con queste organizzazioni tre tipologie di informazioni:

  • Una tipologia fa leva sul Safety Check e sfrutta le informazioni comunicate dalle persone che si trovano nei luoghi di un disastro per mostrare, in modo anonimo, dove si trova la maggiore o minor parte di persone in salvo;
  • Una seconda tipologia sfrutta i dati sulla densità di persone in un luogo prima, durante e dopo una crisi;
  • La terza tipologia di informazione è la direzione verso cui si stanno muovendo le persone, per meglio coordinare gli aiuti.

È plausibile pensare, come già successo negli ultimi due anni, che questa funzionalità possa essere utile anche in caso di attentati terroristici.

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