Facebook rimanda la quotazione in borsa, di nuovo
Slitta ancora l'offerta di pubblico acquisto più chiacchierata del pianeta. La quotazione, che già si preannuncia come una delle maggiori mai avvenute, era prevista per l'aprile 2012 ma -stando a quanto riportato dal Financial Times– fonti anonime informate sui fatti avrebbero riferito di un Mark Zuckerberg estremamente cauto e seriamente intenzionato a rimandare tutto a settembre. Ora come ora, l'obiettivo primario di Zuck sembra essere lo sviluppo della piattaforma e l'implementazione di nuove funzioni che allontanino il più possibile lo spettro Google Plus e l'avanzamento di altri -possibili- competitors. Il desiderio del papà di Facebook sembra essere quello di non distrarre il suo team da quanto sta accadendo al social network negli ultimi mesi, ma -stando all'opinione degli addetti ai lavori- sulla procrastinazione dell'IPO ha pesato moltissimo anche la crisi del mercato nonché la difficoltà del social network a produrre utili che giustifichino la mirabolante valutazione raggiunta (pari a 66.5 miliardi di dollari).
Già altre grandi realtà del web, ormai prossime alla quotazione come Zynga e Groupon, hanno rimandato l'IPO a causa delle profonde incertezze che caratterizzano il mercato finanziario mondiale e, di certo, questo fattore deve aver pesato anche sulla decisione del CEO di Facebook.
Ma la verità è, come sostiene Peter Thiel -uno dei maggiori investitori di Facebook- che un gruppo che aspira alla leadership assoluta del mercato deve rimandare il più possibile la quotazione in borsa semplicemente perché, finché si resta in ambito privato, si è decisamente più liberi di muoversi, si hanno molti meno obblighi e distrazioni e ci si può occupare soltanto del miglioramento e dello sviluppo di nuovi prodotti e servizi. Del resto, il caso Google insegna. Ed è proprio l'advisor di BigG ai tempi dell'IPO, Lise Buyer, che dichiara al Financial Times: "Non c'è alcuna ragione di affrettare le cose. La società non ha bisogno di denaro. E poi è un po' più facile restare concentrati quando si è privati. Si quoteranno quanto saranno pronti, non prima".
Il discorso non fa una piega. O meglio, non la farebbe se non fosse che secondo le regole della SEC (Securities and Exchange Commision) una volta raggiunti i 500 azionisti la società è costretta a rendere pubblici i suoi bilanci entro il primo trimestre dell'anno seguente. Facebook ha superato i 500 azionisti lo scorso gennaio, il che significa che sarà costretta a rendere pubblici i suoi bilanci entro aprile 2012.
Sebbene rendere pubblici i bilanci sia tutt'altra cosa che quotarsi in borsa, difficilmente i due momenti vengono vissuti separatamente (sia per ragioni di visibilità che di opportunità), eppure sembra proprio che Zuck intenda "stupire" il mercato anche in questo senso.
Insomma, per vedere il titolo Facebook dovremo attendere un anno, ma se siete curiosi di conoscere tutti i numeri del social network (al momento del tutto sconosciuti e, secondo alcuni, decisamente inferiori a quanto si potrebbe credere…) non dovrete aspettare ancora molto.
Ad aprile 2012 il social network di Zuckerberg dovrà mostrare se vale davvero 66.5 miliardi di dollari.