Facebook smetterà di riconoscerti e taggarti nelle foto pubblicate sul social
Dopo più di dieci anni di attività, Facebook metterà fine al suo programma di riconoscimento dei volti attivato all'interno della piattaforma nel lontano 2010: lo ha annunciato in queste ore Jerome Pesenti, il vice responsabile per le applicazioni di intelligenza artificiale del gruppo Meta al quale fa capo il social. La decisione è stata presa alla luce delle "numerose preoccupazioni suscitate nell'opinione pubblica dalle tecnologie di riconoscimento facciale", e nello smantellamento del sistema è inclusa anche l'eliminazione della banca dati di informazioni raccolte dal sistema nel suo decennio di attività.
Cos'è il riconoscimento facciale di Facebook
Il sistema ad oggi ancora attivo utilizza degli algoritmi di intelligenza artificiale per analizzare i tratti somatici delle persone nelle foto e capire in che modo un individuo raffigurato è diverso da un altro. In Facebook questo sistema ha potuto lavorare da una base di partenza estremamente preziosa, formata da una parte dalle centinaia di milioni di foto caricate dagli utenti, e dall'altra dal fatto che i soggetti nelle immagini erano già stati comodamente "etichettati" dagli autori delle foto e dagli altri utenti: ciascun individuo insomma è stato presentato all'intelligenza artificiale con nome e cognome, fornendo al software di apprendimento un eclatante spunto di partenza. Il risultato è la funzione odierna, che suggerisce le persone da taggare nelle foto appena caricate, con un livello di precisione inquietante.
I timori per la privacy
Le tecnologie di riconoscimento facciale si sono scontrate negli anni con un livello di ostilità crescente da parte dell'opinione pubblica, per un motivo preciso: l'immagine del volto è qualcosa che permette di estrapolare impronte univoche di un individuo, e contemporaneamente non è neppure un elemento sul quale è possibile esercitare un particolare controllo; scattare una foto di una persona o catturarne un fotogramma da un video è sufficiente a "rubarne" l'impronta da sottoporre poi ad algoritmi che con sufficienti dati a disposizione possono riconoscerne il proprietario. È la ragione per cui l'Unione Europea vuole regolamentare pesantemente l'utilizzo di queste tecnologie, il cui impiego scriteriato può portare a discriminazioni e distorsioni dei diritti civili.
Il ruolo di Facebook
Il gruppo Meta non è soltanto uno soggetti più all'avanguardia in fatto di riconoscimento facciale, ma è anche una delle realtà con la reputazione più controversa in fatto di privacy degli utenti. Il caso Cambridge Analytica ha mostrato come fosse possibile fare incetta di dati dal social per bombardare alcune tipologie di persone e influenzare una intera campagna elettorale come quella statunitense del 2016; dagli anni successivi l'opinione pubblica ha iniziato a percepire la stessa Meta come un'azienda capace di utilizzare ogni singolo bit di informazione collezionata dai suoi utenti per tramutarla in profitti. Nel post pubblicato da Pesenti nelle scorse ore non si fa menzione di tutto ciò, ma vengono citati i timori generici di cui sopra e il ruolo dei governi che stanno ancora "lavorando su regole chiare per l'impiego di queste tecnologie". Mentre questo lavoro prosegue, spiega Pesenti, Facebook limiterà l'utilizzo del riconoscimento facciale a pochi e ristretti ambiti di applicazione. In particolare sparirà proprio la funzione di riconoscimento automatico degli utenti nelle foto, che stando a Facebook è utilizzata attualmente da più di un terzo degli iscritti.