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Fortnite è sparito dagli smartphone: ecco perché Play Store e App Store l’hanno bandito

Il popolarissimo sparatutto online è improvvisamente scomparso dai negozi digitali di Apple e Google, rendendo impossibile scaricarlo sui telefoni Apple e più difficile ottenerlo su Android. Per chi lo ha già installato gli aggiornamenti sono sospesi, mentre Epic Games ha chiesto ai giocatori di far sentire la propria voce.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Quello di oggi è stato un risveglio brusco per i fan di Fortnite: il popolarissimo sparatutto multigiocatore è improvvisamente sparito da Play Store e App Store, i negozi digitali dei telefoni Android e degli iPhone che rendono possibile scaricare e giocare il titolo su decine di milioni di smartphone. La scomparsa del gioco non è frutto di un errore o di un problema tecnico, ma un atto deliberato: Apple e Google hanno rimosso il titolo per violazione dei termini di utilizzo del negozio, reagendo a una decisione presa dagli sviluppatori del gioco soltanto poche ore fa.

Perché Fortnite è stato rimosso dagli store

Nella giornata di ieri Epic Games aveva annunciato trionfalmente ai giocatori che avrebbe scontato fino al 20 percento tutti gli acquisti effettuati all'interno del gioco, che permettono di ottenere valuta digitale a sua volta spendibile in cambio di nuovi vestiti e altri oggetti digitali per gli alter ego nel gioco. La decisione è stata presa in concomitanza con l'attivazione all'interno del gioco di un nuovo metodo di pagamento. Il sistema, battezzato Pagamento diretto Epic, taglia fuori l'intermediazione di Play Store e App Store, che normalmente richiedono una commissione del 30 percento su tutte le transazioni che avvengono all'interno di app scaricate dalle loro pagine. Il problema è che il nuovo metodo di pagamento viola le regole dei negozi digitali di Apple e Google, ed è stato la causa della rimozione del gioco da App Store e Play Store.

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La questione delle commissioni

A parole Epic Games si è schierata ormai da tempo contro il funzionamento di Play Store e App Store, e sulla medesima posizione si trovano anche altre aziende come Spotify e Kobo. Tutte queste realtà offrono app gratuite che quindi non portano introiti dai download negli store digitali; al contempo però questi software guadagnano attraverso abbonamenti, vendita di prodotti e altre transazioni sulle quali Google e Apple esigono comunque il loro 30 percento. Le case di Mountain View e Cupertino ritengono che il comportamento sia legittimo, e anzi nei termini di utilizzo dei loro store digitali hanno esplicitato in modo chiaro che gli sviluppatori non possono impiegare all'interno delle loro app dei metodi di pagamento atti a evitare l'intermediazione delle due aziende — pena la rimozione dei relativi software dalle pagine dei negozi.

Una mossa calcolata

La regola in questione non è una clausola scritta in piccolo nel contratto di adesione ai termini di Play Store e App Store, ma uno dei capisaldi sui quali si fondano i due sistemi. Epic Games insomma sapeva molto bene a cosa stava andando incontro istituendo un sistema di pagamento parallelo, e anzi per molti la scelta è stata fatta proprio con l'obbiettivo di forzare la mano a Google e Apple. Se fino a oggi infatti gli attriti tra le parti potevano considerarsi una questione per addetti ai lavori, ora riguardano milioni di giocatori che non avranno più accesso a uno dei titoli più giocati del pianeta. Inoltre Epic Games, muovendosi per prima, ha avuto modo di spiegare come le sue posizioni offrirebbero dei vantaggi concreti ai giocatori, facendo passare le posizioni di Google e Apple come avide e monopolistiche.

La dimostrazione sta negli ultimi sviluppi della vicenda: mentre Apple e Google hanno illustrato le loro ragioni, spiegando come mantenere i pagamenti un'esclusiva delle due aziende sia anche una questione di sicurezza per i giocatori, Epic Games ha pubblicato una pagina web e un video su YouTube nei quali invita i giocatori a farsi sentire, attraverso l'hashtag #FreeFortnite. Il video in particolare è una frecciata ad Apple, e riprende il famoso spot 1984 della casa di Cupertino. La casa di sviluppo ha anche fatto causa alle due multinazionali per far valere le proprie ragioni in tribunale.

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