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Garante della Privacy: “Il crimine informatico pesa 500 mld di euro sull’economia mondiale”

Nella relazione annuale del Garante della Privacy, illustrata nella Sala Koch di palazzo Madama dal presidente Antonello Soro, sono stati elencate cifre e dati che riguardano le attività dell’organo di garanzia sulla Privacy italiano. Nel 2015 il crimine informatico ha avuto un peso di ben 500 miliardi di euro sull’economia mondiale.
A cura di Francesco Russo
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Nella relazione annuale del Garante della Privacy, illustrata nella Sala Koch di palazzo Madama dal presidente Antonello Soro, sono stati elencate cifre e dati che riguardano le attività dell'organo di garanzia sulla Privacy italiano. Nel 2015 il Garante ha proseguito il lavoro per assicurare la tutela della privacy online, a cominciare dai grandi motori di ricerca e dai social network. Tra l'altro, il Garante italiano vanta il primato, tra gli organi di garanzia europei, ad aver dato prescrizioni a Google e ha consolidato lo scorso anno la procedura di confronto e controllo del protocollo sottoscritto dal colosso di Mountain View. Al social network Facebook ha poi imposto di bloccare i falsi profili, quei profili che vengono definiti fake, e di assicurare più trasparenza e controllo agli utenti. Ma il presidente Antonello Soro pone l'accento su un grande tema e cioè quello che riguarda il crimine informatico che, nel 2015, ha avuto un peso di ben 500 miliardi di euro sull'economia mondiale.

Il Garante Privacy nella sua relazione annuale al Parlamento ha sottolineato come il crimine informatico oggi sia "una minaccia reale" con un peso sull'economia mondiale "stimato in 500 miliardi di euro all'anno, poco al di sotto del narcotraffico nella classifica dei guadagni illeciti". Nel corso del 2015 in Italia si è registrato un incremento del 30 percento dei crimini informatici (+50% phishing, +135% ransomware), particolarmente rilevanti nel settore delle imprese.

"La criminalità informatica ha assunto dimensioni inquietanti – ha dichiarato Antonello Soro, Garante Privacy – sono oggetto di minacce credenziali e identità digitali di milioni di utenti e naturalmente la superficie di attacco cui siamo esposti aumenta in proporzione alla mole dei dati disseminati nel web", e con una velocità "maggiore della nostra capacita' di proteggerla".

Soro ha poi tenuto a sottolineare il fatto che spesso le tecniche di attacco da parte di terroristi informatici tendono a sfruttare "una generale inadeguatezza delle misure di sicurezza adottate". Il Garante, in relazione a questo punto, ha evidenziato come spesso la stessa consapevolezza dei rischi crescenti non è accompagnata da una maggiore attenzione verso serie politiche di protezione dei dati e dei sistemi.

E parlando alle aziende, sottolineando come spesso le stesse imprese siano molto carenti sotto il profilo dell'adozione di strumenti e di misure adeguate alla protezione dei propri dati, Soro ha definito "inspiegabile" questo atteggiamento. La sicurezza informatica non fa parte ancora degli asset strategici per le aziende e questo risulta essere dannoso. Invece, suggerisce Soro, "la protezione dei dati" deve essere visto come "nuovo fattore di vantaggio competitivo".

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