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Gli algoritmi dominano Wall Street e sanno leggere il giornale

Wall Street viene ulteriormente disumanizzata, la nascita del servizio di informazione Lexicon consente agli algoritmi di auto-aggiornarsi.
A cura di Anna Coluccino
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Se avete ancora negli occhi la classica immagine da film di Wall Street, in cui centinaia di broker ululanti, l'uno addossato all'altro, comprano, vendono, gettano in aria fogli di carta, si arrabbiano e festeggiano, forse è il caso che raddrizziate un po' il tiro e proviate ad immaginare una borsa azionaria diversa, molto meno "umana" e chiassosa, in cui ben il 70% degli scambi viene gestito da macchine, che generano algoritmi, che generano azioni; operando in automatico attraverso uno procedura nota come high frequency trading, in cui l'unico compito che viene assegnato agli esseri umani è quello di compilare alcuni parametri e controllare le operazioni effettuate dai computer.

Fine della storia? Non proprio.

La scorsa primavera il Dow Jones ha lanciato un servizio di nome Lexicon; servizio che nasce allo scopo di tenere costantemente informati gli addetti ai lavori, inviando loro news finanziarie in tempo reale. E fin qui tutti normale. Ma sapete chi sono gli addetti ai lavori a cui il servizio si riferisce? Chi sono i suoi principali abbonati? Gli algoritmi. Insomma, per quanto assurdo possa sembrare, c'è una sorta di Intelligenza Artificiale alla guida di tutte le borse azionarie del mondo e di Wall Street in particolare. Il punto è che questi algoritmi sono in grado di processare informazioni ed emettere sentenze -in parole povere: leggono, elaborano ed agiscono di conseguenza, proprio come gli esseri umani, con la differenza che -per il momento- gli algoritmi non sembrano essere condizionati dalle loro emozioni e non si dimostrano in grado di amare. Ironia a parte, l'impiego di macchine e algoritmi ha un indubbio vantaggio rispetto all'impiego di esseri umani, specie se parliamo di campi in cui la velocità di elaborazione, decisione e azione si rivela decisamente determinante: non necessitano di complesse elaborazioni sintattiche, di costruzioni lessicali, di concetti elaborati per sapere cosa fare, gli basta acquisire dati, tutto il resto avviene in un lampo. E' pur vero -però- che di fronte ad un problema del tutto sconosciuto le macchine potrebbero non essere in grado di fronteggiare l'emergenza.

In ogni caso, che piaccia o no, Lexicon ha contribuito ad automatizzare il processo di somministrazione delle news, ed ora le macchine sono in grado non solo di acquisire informazioni, ma anche di prendere delle decisioni autonome rispetto ai dati raccolti. Tutto ciò, se da un lato ha l'indubbio fascino del sogno fantascientifico che si realizza, dall'altro ha l'inquietante profilo della una tragedia annunciata. Sarà che abbiamo visto troppi Blade Runner, troppi Battlestar Galactica, troppi Artificial Intelligence per poterci fidare di macchine che pensano troppo ma -soprattutto- abbiamo masticato troppa fantascienza per poterci fidare degli uomini che le creano.

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