Gli Usa si apprestano a cedere il controllo di Internet, la governance sarà globale
Da domani, 1° ottobre 2016, la supervisione di Internet non farà più capo agli Stati Uniti. Dalla mezzanotte di oggi il Dipartimento del Commercio americano cederà il controllo dei Dns (Domain Name System) all'ICANN, ente non profit californiano che opera sotto la supervisione della comunità internazionale. Si tratta di un passaggio epocale che negli Usa sta destando molte polemiche. La stessa campagna elettorale presidenziale ne è stata coinvolta con la posizione di Donald Trump, candidato repubblicano, che nei giorni scorsi si è detto contrario a questo passaggio che metterebbe a rischio, secondo il tycoon, la "libertà di Internet". Il passaggio al'Icann è stato a lungo programmato.
A partire dal 1° ottobre gli Usa lasceranno scadere il contratto che legava il Dipartimento del Commercio Usa alle gestione di Internet per cederlo all'ICANN, Internet Corporation for Assigned Names and Numbers. Dal punto di vista operativo non cambierà nulla per gli utenti finali della rete, come assicura il vice presidente di ICANN, Christopher Mondini. Si tratta però di un passaggio che ha un importante significato geopolitico: gli Usa mandano il segnale che la rete non deve essere controllata dai Paesi, in contrasto con la posizione di Russia e Cina, che vogliono, invece, un modello controllato dai governi.
Il passaggio è tanto epocale che finisce per coinvolgere la politica Usa e anche la campagna presidenziale in corso. Negli ultimi due anni si sono notate le forti posizione contrarie del senatore repubblicano, già candidato alla presidenza, Ted Cruz che ha da sempre espresso serie preoccupazioni sulle vere intenzioni dell'Icann, sostenendo che avesse collegamenti con la Cina. E anche Donald Trump, il candidato repubblicano alla presidenza Usa, avversario di Hillary Clinton, si è detto contrario a questo passaggio, lamentando che questo potrebbe mettere a serio rischio la "libertà di Internet". Nettamente contraria a questa posizione è quella della Clinton che esprime favore per questo passaggio sostenendo le posizioni del presidente Obama. Tante le opposizioni a questo passaggio nel Congresso Usa, ma alla fine non si è giunti ad una proposta in parlamento che avrebbe potuto rimandare questo passaggio. A meno che non ci siano sorprese dell'ultimo minuto, comunque improbabili.