Google aggiorna i termini di servizio ponendo gli utenti nella pubblicità
A partire dalla tarda serata di ieri, accedendo al motore di ricerca o ad uno dei tanti servizi offerti da Google, chiunque si sarà imbattuto in uno specifico messaggio che avvisa dell’aggiornamento dei termini di servizio. Una modifica che in superficie potrebbe risultare quanto mai effimera o comunque solita dell'azienda di Mountain View, ma che in verità ha bisogno di essere vista in modo un po' più approfondito.
Il documento pubblicato sul proprio sito internet spiega in modo approfondito le variazioni apportate. Sostanzialmente l'upgrade comporta la possibilità di veder comparire il proprio nome e la foto del profilo all’interno dei vari servizi di Google come recensioni o advertising. Leggendo le specifiche del documento l’intento di BigG è quello di offrire agli utenti, ai loro amici e alle persone presenti nelle loro cerchie le informazioni e i consigli più utili. Per fare questo però l'azienda ha necessariamente bisogno di far vedere il nome e la foto del profilo di un utente, oltre alle recensioni condivise, i commenti scritti e gli annunci sui quali è stato fatto +1.
I cambiamenti riguardano tutti i servizi offerti: dalle ricerche online a Google Maps, passando per il Play Store finendo poi in Adwords. Ad esempio, gli amici possono vedere come un utente ha votato un album su Google Play, oppure i +1 affidati alle attività commerciali della propria città. Il cambiamento riguarda naturalmente anche le inserzioni pubblicitarie visto che in futuro nel momento in cui andremo a fare un +1 o recensito un ristorante che ci è piaciuto, e quel ristorante utilizza il network di Google per pubblicizzarsi, nella pubblicità dello stesso potrebbe comparire il nostro nome, la nostra faccia e un estratto della nostra recensione.
Ciò che ha da subito portato allo scandalo è naturalmente l’uso del proprio volto, del proprio nome e dei propri scritti negli annunci pubblicitari gestiti da Google. Tutto nuovo da questo punto di vista, ma è veramente così? Utilizzando Facebook e i vari servizi sociali non si è già alla mercé di tutti?