Google ai dipendenti: al Pride o con noi o contro di noi
Il Pride di San Francisco sarà un momento particolare per gli impiegati Google che decideranno di parteciparvi: questi ultimi dovranno infatti scegliere se marciare con il corteo organizzato dalla loro azienda oppure sfilarvisi per poter protestare contro le sue politiche; la società del resto non sembra abbia intenzione di tollerare proteste e rimostranze nei prori confronti provenienti dall'interno delle sue fila durante la manifestazione. A rivelarlo è stata la testata The Verge, riportando la testimonianza diretta di uno degli impiegati di Google che prima di partecipare al Pride ha voluto informarsi sul tema proprio con il datore di lavoro.
La società ha risposto che "gli impiegati sono liberi di fare qualunuque tipo di affermazione – a livello personale e separatamente dal nostro corteo – ma non è permesso loro di approfittare della nostra piattaforma per esprimere messaggi che contraddicono ciò che Google vuole esprimere". Tra Google e la parte dei suoi dipendenti più attenta ai diritti della comunità LGBT in effetti non corre buon sangue ultimamente. Nei giorni scorsi su YouTube si è sviluppata una vicenda di discriminazione e omofobia tra utenti della piattaforma che – stando ai membri della comunità LGBT e delle persone che supportano la causa – non sarebbe stata trattata con la dovuta fermezza dalla società. La polemica ha raggiunto livelli tali da costringere a intervenire anche il numero uno del sito di condivisione e l'amministratore delegato di Google, i quali però al momento si sono limitati ad affermare che a YouTube servono nuove regole su discriminazione e omofobia, senza però prendere provvedimenti concreti contro le violazioni denunciate.
Ora la decisione di vietare le proteste interne al Pride di San Francisco ha un senso dal punto di vista dell'immagine che l'azienda vuole proiettare, ma è destinata a esasperare ancora di più gli animi all'interno di una comunità di dipendenti che in questa vicenda si è sentita doppiamente tradita: abbandonata dalla propria azienda su temi che sente vicini e allo stesso tempo costretta a farsi complice nel perpetrarne le politiche tanto vituperate.