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Google estende il Rapporto sulla Trasparenza anche all’HTTPS

Google continua nel suo sforzo con l’obiettivo si sensibilizzare vero l’uso di contenuti criptati, quindi protetti sul web. E, perseguendo questo obiettivo di sensibilizzazione vero un argomento quanto mai attuale, ha esteso il suo Google Transparency Report anche all’https.
A cura di Francesco Russo
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Google continua nel suo sforzo con l'obiettivo si sensibilizzare verso l'uso di contenuti criptati, quindi protetti sul web. E, perseguendo questo obiettivo di sensibilizzazione verso un argomento quanto mai attuale, ha esteso il suo Google Transparency Report anche all'https, protocollo di crittografia asimmetrico al protocollo http, quello più usato ad oggi. Dai dati diffusi da Google risulta che oltre il 75% delle richieste ai suoi server avvengono da connessioni criptate.

Google punta a diffondere i contenuti protetti, quelli che usando il protocollo https sono più al sicuro da tentativi di violazioni da parte di hacker. Dal suo rapporto sulla trasparenza, Google registra che nel giro di tre anni, dal 2013 al 2016, le richieste che utilizzano il protocollo https verso i propri server sono cresciute passando dal 52% al 77% del 2016.

Nel rapporto si legge che "Google si sta adoperando per raggiungere l'obiettivo che si è preposta, cioè criptare completamente i suoi prodotti e servizi". In questa relazione non è incluso il contenuto che riguarda YouTube, che dovrebbe essere riportato entro la fine dell'anno.

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Operativamente, la sensibilizzazione verso l'utilizzo dell'https Google la conduce con due dei suoi prodotti di punta come Gmail e Google Drive, che utilizzano il protocollo protetto di default. Altri suoi prodotti come quelli pubblicitari o le mappe hanno superato il 75%, mentre Google News e Google Finance sono più indietro.

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Il colosso di Mountain View fa sapere anche che il 95% del traffico in chiaro proviene da dispositivi mobili e che, per il fatto che non possono essere più aggiornati, non possono supportare la modalità https, anche se non si conoscono i modelli e i sistemi operativi in uso.

Google va oltre, analizzando anche i 100 siti tra i più popolari (non Google.com), stimando che l'utilizzo dell'https è solo del 25% e all'interno del rapporto viene raccolta anche la lista dei portali che non supporta il protocollo, lista molto lunga.

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