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Google ha fatto giocare dei cani a poker per combattere il bullismo in realtà virtuale

La soluzione di Big G al problema dell’abuso online è la creazione di un’intelligenza artificiale che possa individuare, scoraggiare e proibire il bullismo nei mondi virtuali. Per farlo, Google ha utilizzato dei cani virtuali e li ha messi attorno ad un tavolo per una partita di poker.
A cura di Marco Paretti
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Dopo innumerevoli anni passati a sognare un'immersione totale nei mondi virtuali creati dai computer, il 2016 ha finalmente portato con sé le prime soluzioni economiche e funzionanti che negli ultimi mesi hanno raggiunto il mercato. Da Oculus Rift al Samsung Gear VR, la realtà virtuale si pone come il prossimo grande trend del settore tecnologico, con tutti i lati positivi e negativi che ne derivano. Un recente studio di Google, per esempio ha sottolineato l'importanza dell'individuare e risolvere un problema che già affligge il web: l'abuso e la violenza. All'interno della realtà virtuale, infatti, è facile esagerare (volontariamente o involontariamente) quando si interagisce con altre persone.

La soluzione di Big G a questo problema è ovviamente la creazione di un'intelligenza artificiale che possa individuare, scoraggiare e proibire l'abuso e il bullismo nei mondi virtuali. Per farlo, Google ha utilizzato dei cani virtuali (chi li controllava era umano) e li ha messi attorno ad un tavolo per una partita di poker. Come in un quadro di Cassius Marcellus Coolidge, i due animali virtuali hanno portato avanti la partita fino a quando uno non si è trovato nella posizione di forte svantaggio. A questo punto il cane si è alzato per rubare le fiche dell'avversario, rappresentando proprio l'atteggiamento che Google vorrebbe limitare.

È a questo punto che l'IA è intervenuta, rendendo completamente grigia la visuale del cane per disorientarlo fino a far scomparire il suo avatar virtuale. A questo punto i due giocatori non potevano interagire con la scena e venivano incoraggiati a sedersi nuovamente e interagire all'interno di uno spazio personale, una sorta di "bolla" che avvolge le singole sedie; solo a questo punto il gioco poteva continuare. Il problema del bullismo in realtà virtuale è molto più complesso di quanto possa sembrare. "È intenso, viscerale" spiega Patrick Harris, ricercatore di Minority Media. "Gli altri avatar possono avvicinarsi e toccarti ogni parte del corpo, è spaventoso". Un elemento che diventa ancora più pesante per chi ha subito violenze sessuali.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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