Google indagata dall’UE per abuso di posizione dominante
Tutto è cominciato poco più di un mese fa, quando si è diffusa la notizia che l'Unione Europea stava per aprire un fascicolo di indagine su Google per abuso di pozione dominante e pratiche commerciali scorrette. L'oggetto del contendere riguardava prevalentemente lo strumento Google Search che, secondo alcuni accusatori, sarebbe stato ottimizzato per penalizzare i piccoli concorrenti di Mountain View e per far risaltare i servizi offerti da BigG su tutti gli altri presenti in rete. Ora l'indagine è ufficialmente partita. Come riportato da Le Figaro, infatti, Bruxelles ha inviato a tutti i principali operatori del web un questionario composto da 100 domande del tipo: "La vostra società ha notato cambiamenti improvvisi e significativi nella sua posizione nei motori di ricerca quali Bing, Google o Yahoo?", "Avete rilevato cali improvvisi nel numero di utenti rimandati ai vostri servizi da Google che non possono essere messi in relazione con cambiamenti del vostro sito web?"
Tutto questo ha, evidentemente, il chiaro scopo di accertare la veridicità delle accuse rivolte a Mountain View; accuse comparse per la prima volta nel mese di febbraio 2010, quando il sito britannico di comparazione prezzi Foundem e il motore di ricerca in area legale ejustice.fr dichiararono che, in barba a tutte le leggi antitrust, Google si serviva di uno speciale algoritmo il cui unico scopo era quello di retrocedere i risultati di siti concorrenti. Ma non è tutto, le tendenze monopolistiche di BigG sarebbero riscontrabili anche nell'atteggiamento che adotta nei confronti dei suoi inserzionisti, impossibilitati a pubblicare annunci legati a compagnie concorrenti. L'indagine dell'Unione Europea, però, sembra aver scovato ulteriori motivi d'allarme a parte quelli segnalati dai piccoli competitor di Google: dopo una prima fase d'investigazione, infatti, i sospetti si fanno più pesanti e riguardano la presunta manipolazione dei risultati al fine di avvantaggiare i video Youtube rispetto a quelli Vimeo o Daily Motion, Gmail su Hotmail, le Google Maps su quelle di Bing e le Google Images su quelle di Flickr. Eppure BigG ha sempre dichiarato che il suo algoritmo di ricerca adotta criteri esclusivamente matematici e si comporta in maniera neutrale.
Ora, per molti tutto questo potrà sembrare un finto problema. Google è "il re dei motori di ricerca dà fastidio perché è il numero uno. Di certo questa, in un sistema di libero mercato, non può essere una colpa" questa, ad esempio, è l'opinione espressa da Il Giornale all'interno dell'articolo in cui si tratta la questione dell'indagine UE. Certo, è vero che Google è un'azienda privata, e da quando in qua le aziende private sono costrette a fare beneficenza ai propri competitor mettendoli in evidenza e rischiando, così, di perdere quote di mercato?
In un'economia di tipo capitalistico, si tratta di un'osservazione legittima. Ma il punto è che è proprio in virtù della naturale tendenza al monopolio che caratterizza questo genere di economia che sono state inserite precise normative antitrust che dovrebbero impedire ai vari Golia di fagocitare i piccoli Davide. Il senso ultimo di tutto questo è far capire ai colossi che se è vero che è stato il libero mercato a renderli ciò che sono, è anche vero che occorre rispettare il libero mercato e non abusare della proprio posizione di dominio. Tutto qui.
In ogni caso, se le accuse dovessero trovare conferma, il colpo per Google potrebbe essere davvero pesante, di quelli che condizionano la stabilità dell'intero establishment aziendale.