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Google svela i segreti dei suoi data center

Google ha rilasciato un video dove svela i segreti dei suoi data center: scopriamo insieme come i dati degli utenti vengono protetti sia da minacce esterne che da malfunzionamenti interno…
A cura di Mario Maaroufi
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Il primo a farlo era stato Facebook all'inizio del mese: adesso, però, anche Google ha deciso di rendere pubbliche alcune informazioni e foto dei suoi data center. Il colosso di Mountain View ha rilasciato un video con un tour per guidare gli utenti all'interno dei data center, analizzando la questione sotto tre precisi punti di vista: la sicurezza fisica dei data center, i metodi di protezione usati da Google per tenere al sicuro i dati degli utenti e, infine, l'affidabilità delle operazioni che si svolgono all'interno di queste strutture.

Ogni data center è composto da migliaia di elaboratori con sistema operativo Linux che è lo stesso Google a mettere insieme a seconda delle necessità: si tratta di macchine progettate per funzionare in modo esclusivo all'interno di un data center, non solo sotto il punto di vista hardware, ma anche software perché il SO presenta solo i servizi di cui ha bisogno.

Per quanto riguarda l'accesso ai data center e la loro protezione fisica, sono molti gli strumenti utilizzati: il perimetro esterno è circondato da cancelli e sistemi di videosorveglianza e per entrare nell'area ogni veicolo deve essere identificato da guardie presenti sul posto 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Una volta all'interno della struttura, il personale deve identificarsi timbrando dei particolari cartellini elettronici. Google utilizza anche sistemi di identificazione avanzati, come lo scan della retina, che garantisce l'accesso degli impiegati alle aree più sensibili. Il video delle telecamere poste sul perimetro, inoltre, viene inviato a speciali centri di analisi, che provvedono ad allertare le guardie all'esterno o le forze di polizia locale nel caso di intrusioni non autorizzate.

I dati degli utenti non sono memorizzati all'interno di un solo data center, ma vengono copiati all'interno di più strutture. La ridondanza garantisce che i dati restino sempre accessibili anche in caso di gravi problemi all'interno di un edificio: in caso di incendio, ad esempio, i data center sono progettati per passare automaticamente i loro compiti a quelli di altre strutture, senza alcuna interruzione apparente nei servizi. Inoltre, i file memorizzati hanno nomi random e non sono memorizzati sotto forma di testo: anche se un malintenzionato riuscisse ad avervi accesso, non sarebbe in grado di decodificarli. Gli hard disk soggetti a malfunzionamenti vengono analizzati e, se i problemi sono irrisolvibili, vengono distrutti all'interno delle stesse strutture: dopo esser stati svuotati, una pressa deforma il disco rendendo il contenuto illeggibile e il tutto viene inviato a delle macchine che riducono i dischi in frammenti.

La connessione ad internet di ogni data center avviene con cavi in fibra ottica: sono presenti, inoltre, connessioni multiple ridondanti in grado di consentire un accesso alla rete anche nel caso in cui una delle connessioni sia temporaneamente fuori uso. Infine, non bisogna dimenticare che Google presta una particolare attenzione all'ambiente. Ogni struttura è realizzata in modo sostenibile per avere un impatto ambientale limitato, rispettando tutte le recenti politiche a riguardo.

Se volete saperne di più date un'occhiata al video:

Guardate il lato positivo… se Big G. ha davvero voglia di spiarci, i dati memorizzati sono davvero ben protetti!!

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