Hacking Team, l’intelligence italiana nega rapporti con l’azienda milanese
In seguito alla grave violazione subita da Hacking Team lo scorso 6 luglio, che ha portato alla diffusione di un file di 400 GB contenente informazioni riservate a anche i codici sorgente del software RCS, Galileo, sin da subito i servizi di intelligence italiani sono stati chiamati in causa. Da quello che emergeva nelle ore immediatamente successive al grave episodio, sembrava che anche i servizi segreti italiani avessero acquistato software dall'azienda milanese e che quindi fossero in pericolo alcune attività portate avanti dagli 007 italiani. Sulla vicenda interviene oggi l'AISI, Agenzia informazioni e sicurezza interna (l'agenzia di intelligence, delegata alla sicurezza interna della Repubblica Italiana) diretta dal generale Arturo Esposito, dichiarando che l'agenzia italiana "non ha avuto alcun rapporto con Hacking Team".
Una dichiarazione che fa chiarezza sul ruolo dell'intelligence italiana in questa vicenda di dimensioni globali, visto il giro di affari che Hacking Team aveva messa in campo, costruendo relazioni commerciali con decine di governi di tutto il mondo, senza dimenticare anche decine di agenzia di sicurezza sparse per il mondo.
In pratica, l'agenzia di intelligence rassicura che gli elenchi degli 007 italiani "non sono stati perciò in alcun modo bucati da attacchi hacker". Queste informazioni sono state diffuse da fonti qualificate degli apparati di sicurezza in relazioni alle ricostruzioni che erano state fatte nei giorni scorsi in merito al ruolo e alle possibili conseguenze che l'incidente subito da Hacking Team potesse avere sull'agenzia per le informazioni e la sicurezza interna.
Le stesse fonti riportano che sono in corso verifiche per controllare se effettivamente la vicenda possa aver compromesso l'attività investigativa dell'agenzia. Al momento le informazioni che si hanno rilevano che nessuna attività pirata ha compromesso il sistema dati dell'intelligence. Il sistema di protezione del comparto, che è strutturato in progressive barriere di sicurezza, "è stato ed è in grado di proteggere sia le operazioni intelligence sia gli agenti impegnati nelle attività. Non è possibile sbullonare dati sensibili e riservati delle agenzie". I server in uso dall'intelligence italiana non sono spenti, precisano sempre le fonti.
Le attività dell'intelligence italiana dunque proseguono secondo le regole e l'indirizzo strategico del DIS (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), impegnato, tra l'altro, a promuovere e diffondere una cultura della sicurezza partecipata che coinvolge anche le aziende italiane in progetti di protezione da cyber attacchi.