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Hannah Arendt protagonista del nuovo Doodle di Google

Filosofa, storica e scrittrice, Hannah Arendt ha sconvolto il mondo con il suo La Banalità del Male, uno dei testi più controversi ed importanti della filosofia moderna. Le sue riflessioni sull’Olocausto, scaturite dal processo al nazista Adolf Eichmann, descrivono la forma mediocre ed insignificante che può assumere una tremenda malvagità come quella nazista.
A cura di Marco Paretti
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Hannah Arendt Doodle

A 108 anni dalla sua nascita, Google dedica un Doodle ad Hannah Arendt, una delle più grandi filosofe e storiche che ha sconvolto il mondo con i suoi lavori sull'Olocausto. Google questa volta crea un Doodle semplice, senza animazioni né storia, ma mostrando la Arendt in uno dei suoi momenti più ricorrenti, quello della lettura e scrittura.
Nata il 14 ottobre 1906 ad Hannover, Hannah Arendt aveva genitori ebrei integrati e socialdemocratici. Emigrata negli Stati Uniti nel 1941, dopo l'internamento e la fuga dal campo di detenzione di Gurs, la Arendt comincia a scrivere articoli e lavorare nell'editoria. Nel 1951 ottiene la cittadinanza americana e pubblica Le origini del totalitarismo – Uno studio approfondito del regime nazista e quello stalinista, il quale diede il via alla sua vera carriera di intellettuale ed insegnante universitaria.

Il suo vero capolavoro è però La Banalità del Male, uno dei testi più controversi ed importanti della filosofia moderna, nel quale la Arendt osò descrivere l'Olocausto con parole che mai erano state utilizzate per parlare di una pagina così oscura della storia.
Una scelta scaturita dall'aver assistito al processo al nazista Adolf Eichmann, nel quale era presente in quanto inviata del New Yorker. È proprio durante le sedute in tribunale che la filosofa si accorge dell'estrema banalità, appunto, di quell'uomo in piedi davanti al giudice. Un semplice impiegato nazista, ma che può divenire ancella dell'omicidio di massa, senza mai capire o riconoscere l'orrore delle sue opere.

Hannah Arendt Doodle

La Arendt, di origini tedesche ma ebrea, è determinata a raccontare il processo e, quando la notizia del rapimento di Eichmann da parte dei servizi segreti israeliani la raggiunge, si propone subito al New Yorker per il ruolo di inviata. All'interno del tribunale di Gerusalemme, però, scopre un'altra realtà; Eichmann non è un mostro, ma una nullità, un uomo mediocre la cui banalità non coincide con la malvagità del suo operato. Un contrasto che la sconvolge profondamente, ma la stimola ad indagare.
Dagli articoli del New Yorker, già aspramente criticati, la Arendt pubblica la Banalità del Male, provocando immediatamente uno scandalo ed arrivando ad allontanare persino parenti ed amici. Ma Hannah Arendt non ritratterà, non lo farà mai. Muore a New York il 4 dicembre 1975.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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