I moderatori di Facebook che prestano servizio da Dublino sono obbligati a lavorare in ufficio nonostante il nuovo lockdown nazionale che ha coinvolto tutta l'Irlanda. Lo riporta il The Guardian, spiegando che ai moderatori impiegati da CPL (l'azienda che li fornisce poi al social network) è stato detto di considerarsi lavoratori essenziali e quindi non coinvolti dalle restrizioni governative di quinto livello, che obbligato tutti i cittadini a lavorare da casa a meno che non "svolgano un lavoro essenziale per il quale è necessaria la presenza fisica".
Questa settimana l'Irlanda è diventata la prima grande nazione europea ad approvare un nuovo lockdown per contenere nuovi picchi di contagi in una situazione che ha visto 51.000 casi confermati e più di 1.850 morti. In questa situazione possono muoversi da casa solamente i lavoratori considerati come essenziali, una termine che CPL ha applicato anche ai suoi moderatori. "I nostri partner hanno iniziato a reinserire alcuni moderatori negli uffici" ha spiegato Facebook in una nota. "Il nostro focus è sempre stato quello di capire come poter rendere il lavoro di moderazione dei contenuti sicuro per i nostri moderatori". Secondo la nota, un dipendente considerato a rischio può scegliere di lavorare da casa e l'azienda sta "lavorando con i nostri partner per assicurare la presenza di misure di sicurezza stringenti e che eventuali casi confermati vengano dichiarai".
Si tratta di una decisione in forte controtendenza rispetto a quanto accade negli uffici di Facebook, dove i dipendenti possono lavorare da casa fino a quando lo vorranno. In Irlanda, invece, i moderatori sono tornati in ufficio a luglio con l'assicurazione che un caso confermato di Covid avrebbe causato la chiusura per 72 ore dell'ufficio. Da quel momento ci sono stati tre casi, ma gli uffici non sono mai stati chiusi. Anche in Texas alcuni moderatori di Accenture al lavoro per Facebook sono stati costretti a recarsi in ufficio nel mese di ottobre.