I dispositivi indossabili della Fitbit sono inaccurati. A dirlo è una ricerca condotta dalla California State Polytechnic University, secondo la quale le misurazioni effettuate dalle smartband vendute dall'azienda ad un pubblico di sportivi sarebbero imprecise e non rispecchierebbero la realtà. I ricercatori hanno messo alla prova alcuni degli ultimi dispositivi della Fitbit, il Surge e il Charge HR, facendogli misurare il battito cardiaco di 43 adulti e paragonando i risultati a quelli rilevati nello stesso periodo di tempo da un macchinario per l'elettrocardiogramma.
I risultati di questo esperimento, che ha analizzato sia il battito a riposo sia quello durante l'attività fisica, hanno mostrato che i Fitbit non offrono sempre una misurazione del polso precisa, arrivando ad avere uno scarto di oltre 30 battiti per minuto nel corso degli esercizi più faticosi. "I dispositivi basati sulla tecnologia PurePulse non misurano accuratamente il battito degli utenti" hanno spiegato i responsabili dello studio. "I valori risultano essere particolarmente falsati durante gli esercizi più intensi. Per questo i Fitbit non dovrebbero essere utilizzati per fornire una stima sensata del battito di un utente".
La ricerca è stata commissionata da Lieff Cabraser, studio legale responsabile della class action che negli ultimi mesi ha preso di mira i tre dispositivi della Fitbit che utilizzano la tecnologia PurePulse per misurare il polso, cioè il Blaze, il Charge HR e il Surge. "Quello che l'accusa chiama studio per noi è viziato, senza fondamenta e nulla più che un tentativo di estorcerci dei soldi" ha commentato l'azienda in una nota. "Manca il rigore scientifico ed è il prodotto di una metodologia imperfetta". Uno studio precedente condotto lo scorso febbraio dalla Ball State University, in Indiana, aveva però individuato le stesse problematiche, sottolineando come i Fitbit arrivassero ad avere un tasso di errore pari al 14 percento.