Incollati allo schermo per ore, tanto da diventare quasi un'ossessione durante tutta la giornata. Secondo Tristan Harris, un ex dipendente di Google, la motivazione dietro questa "necessità" di aprire continuamente le app di social network come Facebook e Twitter sarebbero strategie attuate proprio dai vertici delle aziende per "hackerare" i cervelli degli utenti e farli restare all'interno dei social. Una procedura che sfrutta lo stesso approccio utilizzato dai casinò per mantenere attivi e all'interno dei siti web i giocatori d'azzardo, ha spiegato Harris nel corso di un'intervista alla CBS News.
"Ogni volta che controllo il mio telefono sto di fatto giocando alla slot machine chiedendomi che cosa troverò di nuovo" spiega l'ex Google. "È il modo di instillare nelle menti degli utenti un'abitudine. È come tirare la leva della slot machine: ogni tanto ottengono una bella ricompensa, così continuano a tirarla". La stessa tecnica, spiega l'ingegnere, può essere utilizzata anche nei social network per mantenere attivi gli utenti, come una sorta di gamification dove l'elemento che porta gli utilizzatori a proseguire in questa scoperta del misterioso è rappresentato dall'apertura delle notifiche.
Il piccolo numero che ne indica il numero nasconde infatti anche "premi", cioè Mi piace e commenti che galvanizzano gli utenti e spingono a continuare ad utilizzare il social. Così lo smartphone e app come Facebook e Twitter diventano una sorta di slot machine progettata per stimolare il cervello e mantenere alto l'interesse per i social. Un approccio basato su una sorta di sistema di ricompense che varia da una piattaforma all'altra: su Twitter sono i follower, su Snapchat è una funzione chiamata "Streak" che indica per quanti giorni consecutivi si sono inviati messaggi ai propri contatti. "Ci si dovrebbe chiedere se queste funzioni sono progettato per aiutare le persone a vivere la propria vita" conclude Harris. "O se sono progettate per portare le persone ad utilizzare sempre più spesso il prodotto".