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ICT: l’Italia continua a perdere posizioni nel ranking mondiale

L’agenzia ITU, Unione internazionale delle telecomunicazioni, ha reso noto, all’interno del rapporto “Misurare la società dell’informazione”, la graduatoria per quel che riguarda lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ICT. L’Italia perde 7 posti in 5 anni ed è al 38° posto. Il 43% della popolazione mondiale oggi è connesso a Internet.
A cura di Francesco Russo
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L'agenzia ITU, Unione internazionale delle telecomunicazioni, agenzia che è parte delle Nazioni Unite dal 1947, ha reso noto, all'interno del rapporto "Misurare la società dell'informazione", la graduatoria per quel che riguarda lo sviluppo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, ICT. Il ranking viene elaboratoin base all'indice mondiale di sviluppo delle Tic, ossia ICT Development Index, che quest'anno vede al primo posto la Corea, seguita da Danimarca e Regno Unito, paese, quest'ultimo, che fa registrare il più ampio salto in avanti nella classifica, passando dal decimo al quarto posto. L'Italia è al 38° posto e fa registrare dei passi indietro che non indicano nulla di positivo. Infatti, perde 7 posti rispetto al 2010, quando era al 31° posto.

L'agenzia ITU fa sapere anche che ad oggi nel mondo il 43% della popolazione globale, quindi 3,2 miliardi di persone, ha accesso a Internet e che gli abbonamenti mobile hanno raggiunto 7,1 miliardi di persone, ossia il 95% della popolazione globale. La crescita dal punto di vista della popolazione connessa è comunque lenta, la ITU prevede che entro la fine dell'anno il 46% delle famiglie, a livello mondiale avrà accesso a Internet da casa, contro il 44% dello scorso anno e solo il 30% di cinque anni fa, nel 2010.

E' a rilento invece la crescita di Internet: il tasso di crescita del 2015 è del 6,9%, mentre era del 7,4% nell'anno precedente. Tuttavia, il numero di utenti Internet nei paesi in via di sviluppo è quasi raddoppiato negli ultimi cinque anni, nel periodo compreso quindi tra il 2010 e il 2015, con i due terzi delle persone connesse che vivono nei paesi sviluppati.

I dati dell'ITU evidenziano comunque un divario tra paesi sviluppati e paesi cosiddetti emergenti (quelli che si definivano "in via di sviluppo"). Infatti l'81,3% delle famiglie si trovano nei paesi sviluppati, mentre quelle dei paesi emergenti sono il 34,1%. E solo il 6,7% nei 48 Paesi meno sviluppati. Nel 2020 la ITU prevede che le famiglie connesse saranno il 56% e che la popolazione connessa sarà il 56%, al di sotto dell'obiettivo previsto del 60%.

Guardando i dati del ranking mondiale, la ITU osserva che in Europa tutti i Paesi, ad eccezione dell'Albania (94° posto), superano la media mondiale dell'indice Idi (5,03) e si trovano nella prima metà della classifica. L'indice relativo al nostro paese è di 7.12 contro l'8,93 della Corea in vetta alla graduatoria e l'1,17 dell'ultimo Paese in classifica, il Ciad, al 167° posto. Solo 5 anni fa l'Italia era al 31° posto con un indice di 6,38.

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