Il 5G è sicuro: lo dice la Commissione per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti
Le reti 5G ormai sono in fase di accensione in tutto il Paese da parte di tutti i maggiori operatori nostrani, eppure la tecnologia di connessione cellulare di nuova generazione continua a far discutere una fetta di popolazione preoccupata di eventuali effetti negativi sulla salute. All'interno del dibattito ha però dato il suo responso in questi giorni l'ICNIRP, la Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti, pubblicando uno studio durato 7 anni secondo il quale questo tipo di onde elettromagnetiche, impiegato secondo linee guida specifiche, non pone pericoli.
L'ICNIRP è un'organizzazione che si occupa di questo tipo di ricerche indipendente ed è riconosciuta formalmente dall'Organizzazione Mondiale della Sanità — lo stesso ente che tra le altre cose si sta occupando di monitorare l'emergenza coronavirus di queste settimane. Lo studio in questione in realtà riguarda in generale i campi elettromagnetici, e include dunque le onde generate da apparati wireless di ogni tipo: dal WiFi alle connessioni cellulari 4G. Nelle versioni precedenti però i ricercatori non avevano del tutto preso in considerazione la specificità delle frequenze utilizzate dal 5G, motivo per cui questo aggiornamento è particolarmente significativo per la nuova tecnologia di trasmissione dei dati.
Nello specifico, nel documento si evidenzia che le normali precauzioni adottate dai produttori di smartphone e antenne per le tecnologie attuali sono più che sufficienti a proteggere le persone da ogni eventuale danno da sovresposizione. La commissione si è limitata a introdurre regole più restrittive per una particolare classe di frequenze utilizzate dal 5G — quelle superiori ai 6 GHz — anche se tutti i dispositivi in commercio attualmente rispettano già i nuovi requisiti. Per il resto con la pubblicazione dello studio l'ICNIRP ha voluto anche rassicurare la popolazione sulla sicurezza di questa tecnologia: nonostante continuino a non esserci prove sufficienti a dimostrare che una sovraesposizione alle onde elettromagnetiche possa causare malattie, le linee guida prescritte impediscono comunque che questa condizione si venga a creare.