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Il D-Day di Twitter: ecco perché gli utenti vogliono cancellarsi in massa

Domani è il D-Day di Twitter: il giorno della disattivazione, il #DeactiDay. Il 17 agosto è infatti il giorno scelto da alcuni utenti per una disattivazione di massa degli account che ha come obiettivo quello di protestare contro il social network per le prese di posizione deboli in tematiche come gli abusi e le fake news.
A cura di Marco Paretti
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Domani è il D-Day di Twitter: il giorno della disattivazione, il #DeactiDay. Il 17 agosto è infatti il giorno scelto da alcuni utenti per una disattivazione di massa degli account che ha come obiettivo quello di protestare contro il social network per le prese di posizione deboli in tematiche come gli abusi e le fake news, in particolare riferendosi alla storia di Alex Jones, un cospirazionista il cui show, InfoWars, è stato bandito all'inizio del mese dalla maggior parte delle piattaforme online, come iTunes, Facebook, YouTube, Spotify e persino Pinterest. Ma non da Twitter.

Il movimento è stato lanciato dal designer Mike Monteiro ed è apparso su Twitter attraverso un'immagine riportante la data, il nome dell'iniziativa (D-Day, appunto) e un messaggio critico nei confronti delle scelte del social. "L'unica cosa cara a Twitter è l'engagement: smettiamo di darglielo" ha scritto Monteiro sul suo profilo. "Reclamate la vostra vita, la vostra pressione, la vostra salute mentale". L'idea è quella di disattivare (e non eliminare, almeno per il momento) il proprio profilo domani 17 agosto per lanciare un messaggio: "Twitter ha 30 giorni di tempo per fare la cosa giusta, dopodiché l'eliminazione degli account diventerà permanente".

"Hai la più grande piattaforma per diffondere l'odio e non metti in pratica nessun tipo di controllo" ha spiegato Monteiro criticando le scelte del CEO di Twitter Jack Dorsey. "Alex Jones ha rappresentato solo l'ultima goccia". Il caso del cospirazionista è in effetti emblematico: ad oggi Twitter è l'unica realtà a non aver messo al bando Jones, difendendo la propria decisione spiegando che l'uomo non ha violato le regole di Twitter. Una spiegazione che può avere senso, se non fosse che la CNN ha poi scovato dei contenuti pubblicati da Jones che violano le regole del social. Messo alle strette, Twitter ha ammesso l'inammissibilità di quei contenuti, ma non ha bandito Jones. Una situazione che di certo non è migliorata negli ultimi giorni: all'interno di una diretta video, Alex Jones ha svelato una lista di "alleati". Uno di questi nomi era, appunto, Jack Dorsey.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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