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Il giornalismo finanziato dal basso: «Manda @tigella a occupare Chicago!»

Su Twitter, Claudia Vago ha raccontato la primavera araba e i giorni di #occupywallstreet dal suo pc. Adesso chiede l’aiuto dei follower per volare a Chicago e descrivere #occupychicago con i propri occhi.
A cura di Salvatore Mammone
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#occupychicago

Sul suo blog, Claudia Vago aka @tigella si definisce una «cantastorie, per mestiere e per passione, incuriosita dalle tecnologie che offrono strumenti nuovi per raccontare in modi sempre diversi la politica, l’attualità, l’ecologia e il territorio». Su Twitter, ha raccontato la primavera araba e quello che è accaduto durante #occupywallstreet, districandosi nel flusso continuo di tweet, dal quale ha estrapolato notizie affidabili, grazie a una rete di fonti costruita nel tempo. Né più né meno rispetto al lavoro di un giornalista, da cui si differenzia solo per l’assenza di un editore a cui rispondere. Perché anche @tigella ha dei lettori, in questo momento più di diecimila, che ogni giorno accedono a Twitter e cercano notizie con la sua firma.

Follower che diventano lettori, quindi, e che potrebbero diventare editori. Sì, perché Adbuster – il collettivo che ha lanciato Occupy Wall Street – ha proposto di occupare Chicago per l’intero mese di maggio, dove dal 15 al 22 si terranno il G8 e il vertice annuale NATO. E Claudia vuole essere lì, per «incontrare il movimento sul posto, vedere come funziona, come si svolgono le assemblee, come si svolge la vita quotidiana in campo, chi sono le persone che partecipano, che storie hanno, e cercare di capire meglio senza il racconto filtrato della Rete». Per realizzarlo, ha chiesto l’aiuto dei suoi follower con la campagna «Manda Tigella a occupare Chicago!». “Comprando” una quota di dieci euro, @tigella potrà soggiornare dieci o venti giorni a Chicago.

«L’obiettivo finale» – chiarisce sul blog – «è la produzione di materiali multimediali che raccontino l’organizzazione del movimento Occupy». E noi, follower e lettori, possiamo decidere se diventare anche suoi editori. @tigella ha rifiutato la proposta di copertura delle spese offerta da due testate: «è evidente che ho una passione per le complicazioni», dice. Il suo scopo non è solo raccontare Occupy Chicago, ma soprattutto realizzare un progetto giornalistico di successo finanziato dal basso. Il suo entusiasmo è coinvolgente e, in soli otto giorni, sono state prenotate duecentocinque quote su duecentosessanta disponibili. Un precedente unico, che potrebbe dare una scossa al mondo del giornalismo, ancorato su vecchi metodi e sull’orlo del fallimento.

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