Il governo tedesco introduce un trojan di Stato per monitorare i computer dei cittadini
Su twitter lo chiamano #Bundestrojaner, letteralmente “il trojan federale”, il malware di Stato progettato dalle autorità tedesche per intrufolarsi nei computer e negli smartphone dei cittadini per catturarne le conversazioni.
Un trojan è un programma che si installa sul computer della vittima senza che quest'ultima se ne accorga, camuffandosi con le sembianze di una mail o di un software innocuo. Dopo l'installazione, il trojan è capace di rilevare informazioni sensibili e inviarle ad un destinatario, come in questo caso le forze dell'ordine.
Una legge del 2008 della Corte Costituzionale Tedesca afferma che l'accesso da remoto ai computer dei cittadini è concesso soltanto quando esiste il sospetto di crimini contro lo stato o in situazioni di pericolo di vita. Come dichiarato dal ministero dell'interno, per utilizzare il Bundestrojaner, le autorità devono prima ottenere un permesso dal tribunale per il singolo caso, per garantire una clausola di salvaguardia del diritto alla privacy dei cittadini. Una volta installato, il trojan tedesco può consultare le cartelle sulla memoria del disco fisso, leggere le chat e registrare le conversazioni online.
Non è la prima volta che in Germania si cerca di introdurre un software del genere. Nel 2011 era già entrato in circolazione R2D2, software per la sorveglianza digitale che secondo le autorità era capace esclusivamente di intercettare le conversazioni. Furono gli hacker del Chaos Computer Club (CCC) a scoprire e rivelare pubblicamente come questo malware fosse in realtà capace anche di copiare testi e documenti e attivare di nascosto webcam e microfoni, azioni che andavano ben al di là di quelle pubblicamente dichiarate. Lo scandalo fu tale che il governo ritirò il programma riconoscendone l'incostituzionalità.
Anche questa volta le critiche non mancano. Oltre agli attivisti del CCC, sempre in prima linea quando si tratta di salvaguardare il diritto alla privacy degli utenti online, anche il partito di opposizione dei Verdi si è detto contrario all'introduzione del malware. Secondo Konstantin von Notz, segretario del partito, per quanto sia importante salvaguardare la sicurezza nazionale, il fine non giustifica i mezzi. “Le capacità tecniche del software vanno attenuate”, dice Frank Rieger, portavoce del CCC alla radio, “è come se potessimo leggere nel pensiero delle persone”.
È difficile capire come evolverà la situazione. Certo è che, come dimostrano altre recenti vicende internazionali come il braccio di ferro tra FBI e Apple, o il coinvolgimento di un università americana nell'attacco alla rete Tor, le retoriche securitarie anti-terrorismo stanno permettendo ai governi spazi di manovra sempre più ampi per quanto riguarda le tecniche di controllo sociale. L'introduzione di trojan di stato in Germania potrebbe essere in questo contesto un precedente riproducibile in altri paesi, dalla Francia all'Italia, mettendo in serio rischio il diritto alla privacy in tempi in cui i dispositivi di comunicazione mobile e online svolgono un ruolo sempre più preponderante nella vita di tutti i giorni.