Il mouse di Steve Jobs torna alla luce dopo 30 anni
Era il 1983 e il guru di Apple, Steve Jobs, partecipava ad una conferenza internazionale sul design ad Aspen, in Colorado. Una conferenza di primo ordine che veniva seguita da molti dei maggiori interpreti del puro design di allora, ai quali, al termine della stessa venne chiesto di lasciare un oggetto significativo da poter porre in una vera e propria capsula del tempo pronti per essere "riesumati" poi anni e anni dopo. Steve Jobs decise allora di regalare ai posteri il suo primo vero mouse, il mouse primordiale che aveva utilizzato durante la presentazione di Lisa uno dei primi personal computer prodotti dall'azienda di Jobs.
La capsula del tempo era stata sigillata e sotterrata così bene che circa dieci anni fa si era tentato di recuperarla invano. L'ambientazione cambiata negli anni e la non precisa posizione della stessa non avevano permesso il ritrovo immediato che invece è avvenuto solo grazie al programma tv "Diggers" che finalmente è riuscito nell'impresa del recupero di tale ingente tesoro. Tanti altri oggetti oltre al mouse, come un videodisco di Nicholas Negroponte con la rappresentazione in 3D di Aspen, il manoscritto di un episodio della serie tv degli anni '80 Hill Street Blues, una videocassetta della conferenza del 1983, un telefono a disco ma anche molti oggetti meno preziosi e rari come dei cubi di Rubik, molti badge della conferenza e addirittura sei lattine di birra integre.
Di sicuro però l'oggetto che ha raccolto maggiore entusiasmo è stato proprio il mouse del cofondatore Apple, Steve Jobs. Un accessorio importante non solo per essere stato uno dei primi veri mouse ma anche e sopratutto per quel valore simbolico che riporta tutti alla mente il pensiero del creatore di iPhone, Mac o iPad, e che ha concretizzato l'era della tecnologia degli anni successivi. Già durante la conferenza del lontano 1983, Jobs, pensava di porre la potenza e tutto ciò che riguardava il funzionamento di un PC, all'interno di una dispositivo grande come un libro o poco più. La storia a venire è quella che noi tutti conosciamo.