Il New York Times vuole aprire un proprio WikiLeaks
Il caso WikiLeaks, forse, è stato uno dei più clamorosi dello scorso anno, con la pubblicazione sul sito di Julian Assange di importantissimi cable delle ambasciate americane in vari paesi del mondo. I principali governi hanno tremato al solo pensiero di quello che stava per essere reso pubblico e lo stesso sito WikiLeaks è stato vittima di un attacco hacker che lo ha reso inaccessibile per diverse ore. Peccato che anche questa mossa sia servita a poco, perché i documenti trapelati sono stati preventivamente distribuiti anche ai maggiori siti di media.
I principali siti d'informazione hanno fatto da tramite al portale, veicolando le informazioni raccolte da Assange e soci. Eppure, la posizione di WikiLeaks ora sarebbe in discussione, visto che Bill Keller del New York Times ha da poco annunciato al The Cutline di voler lanciare una propria piattaforma per raccogliere i documenti segreti provenienti da ambasciate e fonti militari. Qualcosa in tutto e per tutto simile a WikiLeaks, ma supportato direttamente dai canali informativi internazionali che possono vantare di sistemi di distribuzione molto più ampi di quelli del famoso sito.
Una mossa già tentata con successo da Al Jazeera, che all'inizio del mese ha lanciato il servizio Trasparency Unit, in grado di garantire ai leakers una connessione criptata per l'invio di oltre 1700 report dedicati al conflitto Israelo-Palestinese. Nonostante tutto, alcune fonti potrebbero continuare a preferire WikiLeaks rispetto ai siti di news tradizionali, sostenendo la causa di Assange.
Altri network come il Times o il Washington Post si sono mostrati chiusi di fronte all'idea. Solo un falso allarme o WikiLeaks è vicino al tramonto a causa del suo stesso successo?