Il PowerBook non è stato il primo computer portatile di Apple, ma di certo è quello che ha dato il via alla rivoluzione che oggi ci permette di utilizzare i MacBook. Come spesso è accaduto nella storia dell'azienda di Cupertino, il portatile è nato da un flop: la vera prima proposta in questo senso era il Macintosh Portable, un dispositivo che non riuscì a vendere molto anche a causa di un costo proibitivo che convinse Apple a ritirarlo dopo solo un anno dalla commercializzazione. Dalle sue ceneri nacque però il PowerBook, per il quale gli ingegneri si concentrarono sulle dimensioni e sul peso, tralasciando la durata della batteria.
Il 21 ottobre 1991 arrivarono sul mercato il PowerBook 100, 140 e 170, rispettivamente il modello di fascia bassa, media e alta. Il design compatto, scuro e dotato di trackball provocarono una scossa nel settore, abituato a soluzioni in DOS e quindi fortemente focalizzate su un utilizzo tramite tastiera. Il PowerBook, invece, dava ampio spazio alla sfera con la quale comandare il mouse, spostando la tastiera più a fondo verso lo schermo. Questa impostazione è in seguito diventata lo standard per l'industria dei portatili e tuttora caratterizza ogni dispositivo, sia Mac che Windows.
La prima serie di PowerBook si è rivelata un successo, raggiungendo il 40 percento del mercato. Nonostante questo, però, il team di progettisti originale lasciò Apple per andare a lavorare da Compaq, rallentando l'evoluzione della gamma. Trasformazione che negli anni si è incarnata in numerosi PowerBook e in una linea parallela: l'iBook. Quest'ultimo, immesso sul mercato nel 1999, era caratterizzato da linee più morbide e colorazioni più chiare. Le due linee continuarono ad essere aggiornate fino al 2006, quando il MacBook Pro sostituì definitivamente il PowerBook, che Apple ritirò dalla vendita. L'iBook, invece, fu sostituito dal MacBook bianco, uno dei portatili più iconici della mela.