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Il prossimo iPhone sarà una borsa: Apple perde il marchio in Cina

Ma solo per i prodotti non tecnologici. Come, appunto, borse, custodie e altri accessori in pelle. È la decisione dell’alta corte di Pechino, che ha respinto l’appello di Apple in merito al marchio “iPhone”, depositato anche dall’azienda cinese Xintong Tiandi.
A cura di Marco Paretti
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borsa cinese iphone marchio

In molti, forse, si saranno persi questa battaglia legale. Apple non era impegnata in tribunale a scontrarsi solo contro Samsung o l'FBI, ma anche in Cina, dove dal 2012 difende il suo marchio dalle pretese di un'azienda produttrice di borse, custodie e altri prodotti in pelle con il nome IPHONE. In questi giorni la disputa è giunta al termine, con la vittoria della Xintong Tiandi Technology sull'azienda di Cupertino, che di conseguenza dovrà consentire alla realtà cinese di utilizzare il nome IPHONE per tutti i suoi prodotti non tecnologici.

La battaglia legale è iniziata nel 2012 e ha sempre visto Apple in una posizione sfavorevole sia in tribunale che agli occhi dell'autorità che amministra i marchi registrati in Cina. Il 31 marzo, infine, l'alta corte di Pechino ha respinto l'appello di Cupertino e consentito a Xintong Tiandi di continuare a vendere i prodotti della serie IPHONE. Il marchio iPhone è stato depositato da Apple nel 2002 e approvato nel 2013 sotto la categoria "apparati elettronici e scientifici". Nel 2007, cioè l'anno in cui Apple ha presentato il suo primo smartphone, la Xintong Tiandi ha depositato lo stesso marchio, ottenuto nel 2010 sotto la categoria di "beni in pelle".

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Le autorità si sono rifiutate di revocare il marchio all'azienda cinese, spiegando che l'iPhone di Apple non era così radicato nella regione in cui Xintong Tiandi ha depositato il marchio. In Cina, infatti, lo smartphone della mela è arrivato solo nel 2009, quindi Apple non ha potuto dimostrare che il brand "iPhone" godesse di una grande visibilità prima dell'ingresso di Xintong Tiandi nel mercato. Non è la prima volta che un brand si trova in difficoltà a far valere i propri diritti in Cina, le cui autorità tendono ad essere piuttosto dure con le realtà americane. Il paese, però, rimane estremamente importante per Apple e le altre aziende tecnologiche, nonostante le vendite siano calate dell'11 percento nel corso dell'ultimo anno.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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