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In America per il tracciamento “mobile” si deve ottenere un mandato

La Corte Suprema del New Jersey ha stabilito che gli agenti di polizia locali devono richiedere l’autorizzazione prima di sfruttare le informazioni geolocalizzate per individuare i sospetti.
A cura di Bruno Mucciarelli
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Importante decisione da parte della Corte Suprema del New Jersey che ha cercato di mantenere importante e "sacrosanta" una qualche forma di tutela della Privacy agli utenti mobile nelle attività di raccolta e sfruttamento dei dati geolocalizzati da parte degli agenti di polizia. Secondo la decisione, infatti, vi dovrà essere l'obbligo di procurarsi un mandato di perquisizione prima dell'accesso alle informazioni sulla posizione GPS di individui sospetti o ricercati.

La nuova volontà della Corte si è deliberata in un caso di tracciamento sollevato dal cittadino statunitense Thomas Earls, ricercato per furto e rintracciato dagli agenti di polizia con le informazioni geolocalizzate fornite dall'operatore T-Mobile senza alcun mandato. Nella decisione del giudice Stuart Rabner, i singoli abbonati ad un determinato operatore di telecomunicazioni devono ragionevolmente attendersi che le proprie informazioni personali restino private, dunque non consegnabili alle autorità senza una specifica ordinanza o mandato di perquisizione.

Tutto questo dunque in sostanza, cerca di mantenere quei fondamentali principi di garanzia costituzionale contenuti nel Quarto Emendamento che sono stati definiti proprio per proteggere i cittadini anche dalle attività di tracciamento senza mandato. La decisione del giudice Rabner si è basata sull'esito del caso "United States v. Jones", in cui un uomo sospettato per traffico di droga era stato tenuto sotto stretto controllo dall'FBI grazie all'installazione, senza autorizzazione da parte di un giudice, di una cimice GPS sulla sua auto.

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