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In grande aumento l’utilizzo dei social network per discutere delle malattie

Esponenziale aumento dei gruppi di discussione sulle malattie. Le comunità online riescono a favorire un importante scambio di informazioni ma anche una riduzione dei costi dell’azienda sanitaria.
A cura di Bruno Mucciarelli
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Il dottore e la sua sala di attesa da sempre caratterizza la vita di ognuno di noi. I minuti ma a volte anche le ore che si passano seduti sulle poltrone in attesa del proprio turno sono senza dubbio famose a tutti, come famose sono anche le chiacchiere che durante le attese si posso realizzare proprio con i pazienti seduti accanto. Secondo la rivista Mit di Boston Technology Review quelle stesse chiacchiere, con l'avanzare della tecnologia sono divenute ormai chiacchiere da web, nel vero senso della parola.

Infatti se prima ci si consultava nell’anticamera degli studi medici, confrontando sintomi e terapie tra i pazienti, oggi grazie al web sono diventate discussioni "social", con delle vere e proprie piattaforme dedicate alle diverse malattie. Il numero di pazienti che scambiano le proprie esperienze è ormai così alto che tali community stanno diventando uno strumento utilissimo anche per gli stessi ricercatori, oltre a creare aspetti positivi dal punto di vista della cura stessa.

Un esempio è senza dubbio il famoso Crohnology.com, piattaforma sociale in cui i pazienti con il morbo di Crohn o altre malattie infiammatorie dell’intestino, ha totalizzato in soli due anni oltre 4mila utenti provenienti addirittura da oltre 66 paesi. Il suo funzionamento è quanto mai sempice visto che ognuno dei pazienti descrive sintomi, dieta seguita e farmaci presi con relativi effetti collaterali in una timeline proprio come quella di Facebook. Il social, realizzato da un paziente, ha già attirato l’attenzione di alcuni investitori, e tutto questo non può che dare la possibilità ai pazienti nonché ai medici ed esperti di avere un qualcosa in più per riuscire a risolvere i problemi di tali malattie.

Oltretutto lo scambio delle informazioni reali tra i pazienti non può che permettere di favorire sviluppi sui trattamenti, e in qualche caso far risparmiare risorse economiche anche all'azienda ospedaliera. "Quando i pazienti imparano gli uni dagli altri tendono a fare meno test diagnostici, dichiara Bob Kocher oncologo consulente dell’amministrazione Obama sulla sanità, e chiedono anche migliori trattamenti, che nella maggior parte dei casi risultano più economici". 

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