International Property Rights Index 2013, l’Italia al 47° posto per la tutela della proprietà
Diventa sempre più complessa la situazione delle piccole e medie imprese e delle startup in Italia. E' questo quanto si apprende dal recente International Property Rights Index 2013 (Indice Internazionale sui Diritti Di Proprietà) che sarà ufficialmente presentato a Washington nelle prossime ore. Il rapporto, realizzato dalla Property Rights Alliance, all'interno della quale la bandiera italiana viene rappresentata dal gruppo Competere.EU, mostra il grado di tutela della proprietà in 131 Paesi che rappresentano il 96% del PIL ed il 93% della popolazione mondiale. In questa particolare classifica, l'Italia ottiene a fatica la posizione numero 47, seguendo Paesi come il Rwanda o Cipro, ad oltre 20 posizioni di distanza dalle principali potenze mondiali del G8.
Secondo il presidente di Competere.EU Pietro Paganini "la situazione del nostro paese è molto preoccupante. In questi anni gli altri Paesi del G7 hanno migliorato il loro sistema di tutela della proprietà mentre in Italia si è fatto troppo poco. Rispetto agli anni precedenti alcuni indicatori sono positivi, ma non bastano rispetto a quanto fanno altre regioni Il nostro tessuto imprenditoriale è sempre più a rischio: le PMI non sono in grado di tutelarsi da sole”. Le parole di Paganini vengono confermate con una certa puntualità dai tre indicatori del rapporto: quello riguardante l’ambiente politico e giuridico; quello relativo ai diritti di proprietà fisica; quello dedicato alla proprietà intellettuale.
Per quanto riguarda il primo indicatore, che valuta il livello della stabilità politica, corruzione, indipendenza della magistratura e stato di diritto, l'Italia ottiene la posizione numero 51 con un punteggio pari a 5.6, un risultato imbarazzante rispetto ai Paesi del G7 come Germania (15° con 8.0), Gran Bretagna (17° con 7.7) ed USA (23° con 7.2). Il secondo indicatore, che misura lo stato della regolamentazione dei diritti di proprietà fisica, vede il Bel Paese addirittura al 64° posto con un punteggio di 6.1, dietro a Germania (25° con 7.1), Gran Bretagna (20° con 7.3) ed USA (22° con 7.2). L'ultimo è quello dedicato alla proprietà intellettuale e vede l'Italia al 31° con un punteggio di 6.6 ancora una volta dietro a Paesi come Stati Uniti e Gran Bretagna sono secondi a pari merito con 8.3 e Germania è decima con 8.1. Paganini ancora una volta sottolinea:
Lo studio mostra che esiste una relazione diretta tra il grado di tutela della proprietà e la prestazione economica. In particolare, si può notare che i paesi con un regime di diritti di proprietà più efficace crescono più in fretta e sono più competitivi, la Finlandia e i paesi del Nord Europa su tutti, la Svizzera, Singapore e i paesi di origine anglosassone in generale. Questa relazione è verificata nel rapporto IPRI attraverso tre principali indicatori economici (Reddito Pro Capite, Prodotto Interno Lordo ed Investimenti Diretti Esteri ricevuti), e si rivela positiva in tutti e tre i casi.
Sulla stessa linea si pone anche il parere del Segretario Generale di Competere.EU Roberto Race:
Appare chiaro che l’area più critica nel nostro Paese è quella relativa al primo indicatore. Anche la proprietà fisica appare insufficientemente regolata, mentre quella intellettuale in proporzione è quella più efficacemente salvaguardata. Appurata la relazione positiva tra un regime di protezione dei diritti di proprietà da un lato e la crescita economica dall’altro, l’Italia deve fare di più per creare un ambiente normativo favorevole alla crescita ed all’attrazione degli investimenti esteri.