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iPhone 11, Apple sotto accusa per le condizioni degli operai che lo assemblano

Un rapporto dell’organizzazione non governativa China Labor Watch mette la casa di Cupertino sotto accusa per non aver vigilato correttamente sulle condizioni lavorative all’interno degli stabilimenti della società che assembla i telefoni, Foxconn. Apple ha ammesso alcuni errori ma respinto le accuse più gravi.
A cura di Lorenzo Longhitano
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L'attenzione degli appassionati di tecnologia in queste ore è rivolta a Cupertino, dove questa sera verranno presentati i nuovi iPhone 11 di Apple, ma dall'altra parte del mondo è arrivata nelle scorse ore un'accusa pesante nei confronti della società californiana. Secondo l'organizzazione non governativa China Labor Watch, il produttore cinese designato per la realizzazione degli iPhone 11 avrebbe infatti violato le leggi locali sul lavoro precario, impiegando ad esempio un numero di lavoratori precari ampiamente superiore a quanto consentito e costringendo la forza lavoro a effettuare ore di straordinario in eccesso.

iPhone 11, la macchina produttiva supera i limiti

China Labor Watch è un'organizzazione che si occupa nello specifico proprio di valutare le condizioni lavorative degli operai Cinesi in tutti i settori, e per documentarsi ha infiltrato lavoratori sotto copertura all'interno di Foxconn, azienda che da sempre produce gli iPhone di Apple e che negli ultimi mesi è stata impegnata nella realizzazione degli iPhone 11. Nei mesi che precedono il lancio degli ultimi modelli dello smartphone la richiesta di telefoni aumenta, motivo che storicamente spinge tutte le aziende del settore a premere sull'acceleratore della produzione e che sembra abbia spinto Foxconn a far arrivare il numero di lavoratori precari in azienda al 50% di quelli presenti, mentre secondo la normativa cinese questo numero non dovrebbe superare il 10%.

iPhone 11, tutte le accuse di China Labor Watch

Dopo aver condotto alcune indagini interne, Apple ha ammesso l'errore e ha riferito di essere al lavoro con Foxconn per risolvere il probema, rigettando però numerose delle altre accuse rivolte alle due aziende da China Labor Watch. Nel suo rapporto la ONG ha denunciato infatti altre pratiche illegali: da straordinari non pagati alla mancanza di protezioni adeguate nell'abbigliamento da lavoro, passando per l'obbligo di rimanere negli stabilimenti per riunioni notturne, fuori dall'orario lavorativo. Stando a China Labor Watch alcuni lavoratori hanno inoltre effettuato fino a 100 ore di straordinari al mese (la legge prevede un tetto massimo di 36), costretti ad accettare le ore extra per non perdere per sempre la possibilità di effettuarne altre in futuro.

La risposta di Apple

La casa di Cupertino ha però respinto questa seconda serie di accuse: "abbiamo esaminato le affermazioni di China Labor Watch e la maggior parte di esse è falsa: dalle nostre indagini è emerso che tutti i lavoratori sono stati ricompensati adeguatamente e che tutto il lavoro straordinario è stato effettuato su base volontaria, senza alcun segnale di coercizione".

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