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Italia bloccata, la protesta dei tir vista da Twitter

Partite dalla Sicilia la scorsa settimana, le manifestazioni degli autotrasportatori si diffondono in tutta Italia dalle prime ore della giornata. E #italiabloccata diventa trending topic.
A cura di Salvatore Mammone
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italiabloccata

Dalle prime ore dell’alba di ieri, sono più di sessanta di blocchi autostradali creati dagli autotrasportatori in tutta la penisola: Abruzzo, Campania, Lombardia e Piemonte sono le regioni con i maggiori disagi. La protesta nasce principalmente contro il rincaro del carburante e del pedaggio autostradale, e potrebbe durare per altri cinque giorni.

Su Twitter, #italiabloccata e #tir raccolgono più di 3000 tweet e resistono tra le tendenze per tutta la giornata di lunedì. Difficile, però, trovare testimonianze dirette dei manifestanti che ci permettano di capire meglio le ragioni della loro protesta, per riuscire a raccontarla in tempo reale. Durante la primavera araba era stata proprio la Rete a dare una voce a migliaia di cittadini che hanno twittato gli avvenimenti in prima persona, direttamente dalle piazze, segnando la definitiva affermazione di Twitter come strumento utile alla diffusione dell’informazione dal basso.

E allora, quali voci raccolgono gli hashtag #italiabloccata e #tir?
Il primo nasce da una sollecitazione dell’account de Il Fatto Quotidiano, che suggerisce #italiabloccata per raccontare la propria esperienza legata ai blocchi degli autotrasportatori e allo sciopero dei taxi.

Il risultato è un flusso continuo di aggiornamenti sulla situazione autostradale da fare invidia al CCIS Viaggiare Informati, che nulla aggiunge, però, alla narrazione della protesta.

Allo stesso modo, #tir nasce su spinta del tg all news di Sky, che lo associa alla rubrica quotidiana #ditelavostra. Inizialmente, quindi, diventa una raccolta di opinioni strettamente personali con  gli utenti pronti a schierarsi pro e contro. Con il passare delle ore diventa un tutt’uno con #italiabloccata, senza distinzioni.

Anche Il Giornale ha tentato di raccogliere le testimonianze per tracciare una mappa dei disagi, ma l’appello non ha raccolto nessuna adesione su Twitter.

Pur presidiando la timeline di Twitter, la protesta degli autotrasportatori è stata raccontata sul sito di microblogging esclusivamente da chi, quei disagi, l’ha subiti, ed è stato spinto a raccontare una storia lontana dai reali avvenimenti. I protagonisti della vicenda, invece, si sono rivolti principalmente ai giornalisti inviati sul posto, perdendo una buona occasione per esporre le loro ragioni direttamente dai tasti dei loro smartphone e far sentire la propria voce anche in Rete, senza filtri.

Anche oggi, la protesta prosegue in tutta la penisola e, all’alba, un autotrasportatore che stava manifestando sulla statale 10, vicino Asti, è stato investito mortalmente da un tir guidato da una donna tedesca. È successo intorno alle 5 e, come ieri, non c’è traccia della notizia data in tempo reale direttamente dalla strada.

Il primo Tweet sull’accaduto arriva con ben due ore di ritardo da TGcom24. Seguono Repubblica.it e Corriere della Sera. Dopo più di tre ore, la notizia si diffonde in Rete a macchia d’olio.

Senza colpevolizzare gli autotrasportatori per la mancanza di comunicazione via web, c’è da segnalare la totale assenza di reporter nei luoghi della protesta a raccontarci le notizie real time.
Prendendo spunto da un tweet di Pietro Orsatti, è giusto chiedersi il perché del parziale utilizzo di Twitter da parte dei professionisti dell’informazione, visto e considerato che si tratta di uno strumento che ci permette di essere aggiornati tempestivamente con fonti dirette.

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