Journalist Memorial: Youtube dedica un canale ai giornalisti morti sul campo
Youtube, in collaborazione con il Newseum di Washington DC, ha deciso di dedicare uno speciale canale a tutti quei giornalisti che, per una ragione o per l'altra, possono essere considerati dei martiri laici del mestiere, magari perché morti mentre svolgevano il loro lavoro o, come spesso capita, proprio perché si ostinavano a farlo, come nel caso della reporter russa Anna Politkovskaya.
Il claim del canale Journalist Memorial recita: A Tribute to Journalist Who Have Died Pursuing the News, ed anche se -tristemente- sembra di trovarsi all'interno del cyber-cimitero della Verità, non si può fare a meno che plaudire all'iniziativa di Google che intende fare in modo che tutto il lavoro realizzato da quei reporter non vada perduto, dimenticato o, peggio ancora, oscurato dagli stessi responsabili dei loro assassinii.
Il canale è stato presentato lo scorso 16 maggio, e si propone di prestare particolare attenzione ai casi di giornalisti vittime di attentati provocati dal terrorismo o dalla mafia. Ecco perché non stupisce che tra gli italiani prescelti per entrare a far parte della mostra permanente ospitata dal Newseum di Washington DC ci siano Giuseppe Impastato, Mauro Rostagno, Cosimo Cristina e Giovanni Spampinato.
Peppino Impastato, ucciso il 9 maggio 1978 da emissari di Gaetano Badalamenti (condannato all'ergastolo nel 2002), fondò il giornale L'idea socialista, poi seguito da Radio Aut, utilizzando entrambi gli strumenti per contrastare la mafia: apertamente e senza sconti, a costo della vita e incurante del fatto che la sua stessa famiglia fosse legata a doppio filo con le cosche mafiose di Cinisi e Palermo.
Mauro Rostagno, ucciso il 26 settembre 1988 da emissari di Vincenzo Virga, boss della mafia trapanese, era conduttore per l'emittente locale Radio Tele Cine (RTC) e non mancava di denunciare costantemente le collusioni tra mafia e politica locale.
Cosimo Cristina, assassinato il 5 maggio 1960, fu il primo giornalista ucciso per mano della mafia: aveva appena 25 anni e scriveva articoli di denuncia per L'Ora di Palermo. Come nel caso di Peppino, si tentò di far passare l'uccisione per un suicidio ed anche se oggi sappiamo che non è così che andò, nessuno ha pagato per quel delitto e Cristina è stato per lungo tempo dimenticato da tutti.
Giovanni Spapinato, assassinato il 27 ottobre 1972, fu corrispondente per L'Ora e per l'Unità. Venne ucciso da Roberto Campria, figlio dell'allora presidente del tribunale di Ragusa, per una serie di scomode indagini che si ostinava a portare avanti, tra cui quella sull'uccisione dell'imprenditore Angelo Tumino ed un'inchiesta sulle attività neo-nazifasciste in Sicilia.
Naturalmente, la tradizione eroica del giornalismo italiano non si esaurisce in questa rosa di quattro nomi e siamo certi che, presto, nuovi nomi faranno capolino all'interno di questo monumento alla memoria dei giornalisti d'inchiesta morti sul campo. Il museo di Washington, che ospita la mostra permanente (e di cui il canale Youtube, per ora, non è altro che un'estensione cibernetica) è un palazzo che consta di due piani. Un'intera stanza è stata dedicata ai 2.084 giornalisti caduti dal 1837 ad oggi. All'interno del museo, unitamente alle foto dei caduti, è possibile intraprendere un percorso interattivo che consente la visione del lavoro di ogni singolo giornalista commemorato.
Il ruolo di Youtube, in tutto questo, è quello di fornire sia un ulteriore strumento di approfondimento ma, soprattutto, quello di coinvolgere gli utenti invitandoli a postare ulteriori video connessi ai nomi presenti in archivio.