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Jumo: il social network dedicato a chi vuol cambiare il mondo

Da un’idea di Chris Hughes, uno dei creatori di Facebook, nasce Jumo: il social network che riunisce tutti coloro che lavorano per migliorare il mondo.
A cura di Anna Coluccino
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La nascita di Jumo sembra essere la risposta alla domanda: se Facebook fosse buono, come sarebbe? Lungi dall'essere una semplice provocazione, questa asserzione ha lo scopo di puntare i riflettori su un aspetto essenziale del social networking, forse il più importante. In tutto il mondo, i social media hanno dimostrato di avere le caratteristiche essenziali perché gruppi di persone con in comune un obiettivo, un ideale, una visione diversa della realtà (magari anche utopica) riescano a formarsi in movimenti che poi promuovono azioni reali. Ne è un esempio, nel nostro paese, Il Popolo Viola, ma non è il solo. Anche la recente rivolta studentesca deve moltissimo a Facebook e compagni, senza i quali sarebbe stato difficilissimo organizzare e coordinare le attività (spesso ideate dall'oggi al domani) in tutta la penisola.

Ciò accade in tutto il mondo, anche se Facebook non promuove né fornisce nessun servizio ad hoc per attività di questo tipo, né -tanto meno- ha in programma di farlo in futuro. Immaginate dunque, che esista un social network specificamente dedicato a questo genere di utilizzo: cambiare il mondo, renderlo più giusto, più equo, fare i modo che non siano sempre gli stessi a pagare il dazio delle crisi e che i morti ricevano giustizia.

Sulla base di questo slancio, nasce Jumo, il social network di chi vuol cambiare il mondo, il luogo d'incontro virtuale di chi opera nel no profit, nelle ONG, nelle associazioni o, semplicemente, di chiunque senta di voler fare qualcosa, e avverte la necessità di unirsi a tutti coloro che vedono il mondo allo stesso modo.

L'idea alla base del progetto Jumo rimanda, come sempre, a Facebook e, nello specifico, ad uno dei suoi più attivi creatori: Chris Hughes, il quale ha voluto presentare la sua creatura all'interno della conferenza sui cambiamenti climatici tenutasi a Cancun dal 29 novembre 2010 al 10 dicembre.

Nel corso della presentazione Hughes ha sottolineato che pur essendo Jumo un progetto alternativo al social network di Zuckerberg, esso non fronteggerà Facebook in qualità di antagonista, ma si alleerà con esso. Per avere un account su Jumo, infatti, occorre avere un account su Facebook. Pertanto, il social network del no-profit -al momento- si configura più come una costola di Facebook che non come un'alternativa vera e propria.

La speranza è che tutto questo non rappresenti solo un'intelligente mossa da parte del buon Mark per attirare a sé tutti coloro che ancora guardano a Facebook come al demonio, ma che sia davvero un progetto indipendente che ha semplicemente deciso di collaborare con il sito in blu invece che contrapporsi ad esso. Quel che è certo è che, al di là del successo che Jumo saprà riscuotere, ci voleva che qualcuno si accorgesse che l'associazionismo è una delle ragioni preminenti del successo del social network e, sinceramente, le Facebook Causes non sono che un blando specchietto per le allodole, inquinate dalla presenza di utenti che hanno il solo obiettivo di raggiungere un alto numero di fan per poi potersi vendere ai pubblicitari, e di utenti che- invece- utilizzano lo strumento per promuovere cause ridicole o, addirittura, insostenibili.

Comunque, è troppo presto per formulare ipotesi. Il progetto è ancora in fase beta e, da quel che sembra fin qui, ha intenzione di fondere le principali caratteristiche di Facebook (lo stream di notizie, l'aggiornamento di status sulla base di "A cosa stai pensando?") a quelle di Twitter (viene riproposto il sistema di Followers and Followed). Tutto quello che possiamo fare è aspettare e vedere se il progetto Jumo avrà successo e se, con il tempo, saprà diventare indipendente. Per ora, ci limitiamo a salutare con moderato entusiasmo la nascita di un network che, almeno negli scopi, sembra volersi differenziare dalla massa e dedicarsi al sociale oltre che al social.

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