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L’Iran ordina a tutti i servizi di messaggistica di conservare i dati entro il confine

L’Iran ha ordinato a tutti i servizi di messaggistica stranieri di immagazzinare tutti i dati sui cittadini all’interno dei confini del paese. Lo riporta Reuters, spiegando che il Supreme Council of Cyberspace ha concesso alle aziende estere un anno per adeguarsi alla nuova normativa.
A cura di Marco Paretti
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L'Iran ha ordinato a tutti i servizi di messaggistica stranieri di immagazzinare tutti i dati sui cittadini all'interno dei confini del paese. Lo riporta Reuters, spiegando che il Supreme Council of Cyberspace ha concesso alle aziende estere un anno per adeguarsi alla nuova normativa. La richiesta, spiegano le agenzie locali, si baserebbe sulle "linee guida e le preoccupazioni del leader supremo Ayatollah Ali Khamenei" e rappresenterebbe solo l'ultima mossa del paese contro l'accesso libero ad internet e a servizi come Facebook e Twitter, spesso censurati dalle autorità iraniane.

"Le aziende impegnate nello sviluppo di applicazioni di messaggistica istantanea dovranno trasferire tutti i dati e le attività collegate ai cittadini iraniani all'interno del paese" si legge nella nota divulgata dal governo. "Solo in questo caso potranno continuare ad operare sul territorio". I blocchi attuati nei confronti dei social network vengono spesso aggirati dagli utenti attraverso l'utilizzo di VPN – network privati che fanno credere al sistema di trovarsi al di fuori del paese – ma nel corso degli ultimi mesi le autorità hanno preso precauzioni sempre più drastiche nei confronti di chi utilizza i social con modalità considerate illegali. Questo mese, per esempio, otto donne sono state arrestate perché hanno pubblicato foto senza velo sulla testa su Instagram.

Le nuove regole andranno ad impattare proprio le applicazioni considerate più sicure, come Telegram, largamente utilizzata dai cittadini iraniani proprio in virtù dell'estrema sicurezza garantita alle comunicazioni. Secondo un recente sondaggio, circa 20 milioni di iraniani utilizzano regolarmente Telegram, un numero pari ad un quarto dell'intera popolazione del paese. L'ordine da parte del Supreme Council of Cyberspace, però, potrebbe comportare importanti ripercussioni sulla sicurezza dell'applicazione, perché, nel caso in cui i dati dovessero davvero risiedere solo all'interno del confine, questi sarebbero soggetti a probabile monitoraggio e censura.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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