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L’Unione europea finanzia il primo database delle ‘emoticon’ antiche e medievali

E’ stato riconosciuto da parte del Consiglio europeo della ricerca un finanziamento di 1,5 milioni di euro alla ricercatrice Antonella Ghignoli per il suo progetto volto a catalogare le “emoticon” dei testi antichi e medievali.
A cura di Juanne Pili
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Il progetto Notae (NOT A writtEn word but graphic symbols) condotto da Antonella Ghignoli fa parte di un piano di finanziamenti del Consiglio europeo della ricerca (Erc) che premia i ricercatori di eccellenza, per un ammontare complessivo di quasi sei milioni di euro, di cui 1,5 destinati alla sua ricerca. Lo scopo è quello di studiare il fenomeno storico dell'impiego dei simboli grafici nella scrittura tardo-antica e alto-medievale. Questi segni venivano realizzati con scopi molto simili a quelli delle moderne emoticon, simboli unici che stavano ad indicare una determinata parola, come spiega anche la Ghignoli:

Proprio come le emoticon, anche questi antichi segni grafici esprimevano la voglia di comunicare in modo immediato con i propri pari attraverso un sistema diverso dalla scrittura alfabetica.

Un database di "emoticon" antiche

Verrà così realizzato un censimento, mediante il database relazionale “NOTAE”, con tanto di archivio per immagini di tutti i simboli grafici e un atlante storico digitale. Non sarà un compito facile, come ci spiega anche lo storico Antonio Coppola: “nel medioevo soprattutto, i copisti ‘ripulivano’ la carta cancellando il vecchio testo e scrivendoci sopra uno nuovo”. Occorre quindi fare attenzione a distinguere i reali simboli dai residui di testi precedenti.

Come nacquero le emoticon?

Andando a ritroso possiamo trovare già agli albori della scrittura qualcosa di molto simile alle emoticon, come nei geroglifici egizi o nella scrittura cuneiforme. Sono le esigenze poste dalla telefonia mobile che ci hanno portato a riscoprire la praticità dell’uso di simboli oggi definiti “emoticon”, così come per le “emoji”. Gli utenti esigevano una comunicazione rapida dei messaggi, resa invece molto lenta dalle tastiere. Questi simboli sono stati sperimentati per la prima volta da un ricercatore della Carnegie Mellon University, Scott Fahlman nel 1982. Voleva risolvere un problema legato al fatto che i suoi studenti si fraintendevano a vicenda nelle bacheche dei messaggi, ci voleva un modo rapido per comunicare il tono dei messaggi. Come andarono poi le cose lo sappiamo già. Oggi quasi non possiamo farne a meno.

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