video suggerito
video suggerito

La Corte Suprema Usa istituisce la “Sales Tax”: gli stati potranno tassare le vendite online

La sentenza della Corte Suprema americana avrà non poche conseguenze sul fenomeno e-commerce negli Stati Uniti. Una nuova sentenza, ribattezzata “Sales Tax”, permetterà ai singoli stati di riscuotere tasse talle transazioni online che intercorrono tra consumatore e rivenditore, anche se questi ha sede in un luogo diverso dallo stato stesso.
A cura di Francesco Russo
13 CONDIVISIONI
sales tax e commerce

La sentenza della Corte Suprema americana (il più alto organo giudiziario Usa a livello federale) avrà non poche conseguenze sul fenomeno ecommerce negli Stati Uniti, più precisamente per quel che riguarda la materia fiscale dei singoli stati. La Corte all'inizio di quest'anno è stata interpellata a decidere, dallo stato del Dakota del Sud, sul fatto che la legge "Quill Corp. v. North Dakota, 504 U.S. 298 ", del 1992, fosse ormai da intendersi superata. Tale legge non dava possibilità ai singoli stati di poter imporre tasse si rivenditori online, a meno che non avessero una presenza fisica sul territorio. La decisione della Corte di fatto ha ribaltato quella sentenza di ormai 26 anni fa, dando quindi la possibilità ai singoli stati americani, con quella che è stata ribattezzata "Sales Tax", di riscuotere tasse anche sulle vendite online. Si stima che questo permetterebbe agli stati e agli enti locali un ritorno, in termini di tasse riscosse, tra gli 8 e i 23 miliardi di dollari in più.

Questa nuova decisione che accantona la "Quill Corp. v. North Dakota", permetterà ai singoli stati di tassare le transazioni online intercorse tra il consumatore locale e il rivenditore che ha sede al di fuori dello stesso stato, ad esempio Amazon o eBay. C'è da dire che Amazon, proprio in virtù di questo dibattito che negli Usa va avanti da tempo, ha, in maniera del tutto volontaria, iniziato a pagare tasse in 45 stati, ma solo per i prodotti del suo inventario. Di conseguenza, tutti i singoli rivenditori che fanno parte del mercato Amazon potrebbero essere colpiti da questa nuova decisione.

Il giudice della Corte, Anthony Kennedy, ha definito la decisione del 1992 come "sbagliata" e obsoleta nell'era dell'e-commerce. Quindi, a seguito di questa sentenza, i rivenditori online sono obbligati a versare la "Sales Tax" negli stati dove avviene la transazione, indipendentemente dal fatto che vi sia o meno una sede fisica dell'attività. E a quanto pare il riscontro in termini di tasse raccolte in seguito a questa decisione sarà notevole. Le stime dicono, infatti, che nelle casse dei singoli stati e degli enti locali potranno entrare, ogni anno, tra gli 8 e i 23 miliardi di dollari l'anno.

Contrari ovviamente i rivenditori online, eBay aveva evidenziato il rischio che la "Sales Tax" potesse schiacciare i piccoli rivenditori, con l'ulteriore aggravio di poter chiudere l'attività. Ed è in questo solco che cresce la polemica, iniziata lo scorso anno, tra il presidente Donald Trump nei confronti Amazon, evidenziando il fatto che la società fondata da Jeff Bezos pagasse ancora troppe poche tasse.

La "Sales Tax" decisa dalla Corte Suprema Usa ha avuto conseguenze anche a Wall Street, i titoli di eBay e Amazon hanno ceduto giovedì, rispettivamente, oltre il 2 percento e l'1 percento. Il titolo eBay è negativo anche nella giornata di venerdì, cedendo più di mezzo punto percentuale, mentre il titolo di Bezos e leggermente positivo di appena lo 0,05%.

13 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views