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La fondatrice dell’Huffington Post citata in giudizio per la cessione ad AOL

La fondatrice dell’Huffington Post continua la sua battaglia legale contro Peter Daou e James Boyce per la paternità del progetto editoriale con nuovi dettagli legati alla cessione ad AOL.
A cura di Daniele Cretella
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C'è qualcosa che non torna nella cessione dell'Huffington Post nelle mani di AOL. E' questo quanto affermato da Peter Daou e James Boyce, due ex consulenti del Partito Democratico statunitense coinvolti nella realizzazione della testata che, in pochi anni, è diventata uno dei simboli più virtuosi del giornalismo online. Secondo i due, che avrebbero lavorato direttamente per realizzazione del progetto fin dal suo debutto nel 2005, la fondatrice Arianna Huffington avrebbe negato loro il compenso derivante dalla cessione della testata nelle mani di AOL, costata la bellezza di 315 milioni di Dollari nel 2011.

A supporto di tale tesi, che si va ad inserire in una più complessa azione giudiziaria avviata già nel Novembre del 2010, sarebbe stata depositata una nota di 11 pagine "confidenziale" e "destinata alla lettura da parte dei legali" originariamente prodotta dal CEO di AOL Tim Armstrong per il consiglio di amministrazione dell'azienda, all'interno del quale sarebbero presenti tutti i dettagli relativi all'acquisizione, ai rischi derivanti da essa ed il contratto di lavoro offerto a Arianna Huffington. In particolare, quest'ultima avrebbe ricavato dall'accordo un profitto pari a 21 milioni di dollari, dei quali circa 3.5 milioni in azioni dell'azienda da maturare entro 20 mesi dall'acquisizione, oltre a circa 3 milioni in stock option.

Peter Daou e James Boyce, hanno in più occasioni rivendicato la paternità del progetto dell'Huffington Post, ma fino ad ora i risultati ottenuti sono stati piuttosto limitati e difficilmente la nuova documentazione prodotta potrà avere un ruolo determinante nella vicenda.

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