La polizia vuole sapere in quali gruppi WhatsApp sei

WhatsApp è un servizio utilizzato in tutto il mondo da centinaia di milioni di persone per comunicare e scambiarsi informazioni, ma a differenza di Facebook la sua infrastruttura di comunicazione è sottoposta a crittografia e i contenuti delle conversazioni sono visibili solamente a chi vi partecipa. Questo aspetto della piattaforma è uno dei suoi punti forti ma non va particolarmente a genio alle autorità di alcuni Paesi e regioni, che preferirebbero poter tenere sotto controllo quello che accade tra gruppi organizzati di cittadini: accade ad esempio in Kashmir, in India, dove le autorità locali hanno diffuso in questi giorni una direttiva nella quale viene chiesto agli abitanti di compilare una lista dei gruppi WhatsApp dei quali sono amministratori.
Del comunicato ha parlato in questi giorni il quotidiano locale Ladakh Times pubblicandone una copia su Twitter: nel testo si legge che la richiersta è stata diffusa per rispondere alla sempre più frequente pubblicazione di "commenti e materiali che potrebbero avere un effetto negativo sul mantenimento della pace sociale e la tranquillità". Questi materiali includono "commenti che incitano all'odio, fotografie modificate, ma anche semplici audio e video" diffusi a mezzo social. WhatsApp figura inizialmente come una delle piattaforme menzionate insieme a Facebook e Twitter, ma nella seconda parte del comunicato la piattaforma di messaggistica viene presa di mira.
Tutti gli amministratori di gruppi WhatsApp della zona sono stati infatti chiamati a fornire le proprie generalità e comunicare alla più vicina stazione di polizia un elenco dei gruppi che amministrano; gli amministratori — continua la nota — saranno ritenuti responsabili dei contenuti condivisi nei relativi gruppi. Questi gruppi in effetti raggruppano piccole comunità da decine e decine di membri che spesso non si conoscono di persona. Da una parte dunque non è difficile che questi canali si facciano veicolo per chi diffonde (volontariamente o no) disinformazione o falsità; d'altro canto però scaricare la responsabilità della vigilanza su questi contenuti agli amministratori dei gruppi, oltre a costituire una grave violazione della privacy delle persone coinvolte, apre le porte a un'ingerenza indebita da parte dello stato nelle vite dei cittadini. Del resto non è la prima volta che nella regione le autorità spingono affinché i cittadini si sottopongano a controlli simili; il tutto nonostante — come viene fatto notare online da più parti — provvedimenti simili non siano sostenuti da alcuna legge in vigore in India.