La prima privacy class action contro Facebook arriva in tribunale
Quella che l'estate scorsa era iniziata come una raccolta di firme, guidata da Max Schrems, studente di legge austriaco che ritiene che Facebook continui a monitorare i dati dei suoi utenti violando la normativa europea sulla privacy, ha raggiunto lo status di "class action" e approda in tribunale. La prima udienza si terrà il prossimo 9 aprile a Vienna e vedrà di fronte lo stesso Schrems, insieme al suo gruppo "Europe Versus Facebook", contro il social network fondato nel 2004 da Mark Zuckerberg. I firmatari della class action sono 25 mila e provengono per la maggior parte da paesi europei. Dalla class action sono stati esclusi gli utenti provenienti da Canada e da Usa.
Questa è la prima "privacy class-action" contro un social network, nonostante siano state già diverse le azioni contro Facebook per via della privacy, ma nessuna di questa, prima d'ora, era sfociata in qualcosa di concreto. E c'è riuscito invece questo studente in legge austriaco, sconosciuto, che durante un viaggio negli Stati Uniti, tre anni, ha modo di conoscere da vicino come Facebook gestisce i dati degli utenti. A Max Schrems le modalità con cui Facebook maneggia i dati degli utenti in Europa non piacciono, soprattutto per il fatto che quelle modalità non osservano mai le norme sulle privacy che vigono nel vecchio continente. Una volta rientrato a casa, comincia la sua battaglia e si rivolse alle autorità irlandesi, dove Facebook ha la sua sede europea. Come primo risultato ottiene che Facebook non permette più il tag automatico degli utenti nelle foto che vengono condivise sul social network. Ma poi le autorità irlandesi non danno seguito alle tante richieste di Schrems, facendo intendere di non avere tanta intenzione di proseguire su quella strada. Ma Schrems non demorde, in poco tempo le firme sono 25 mila e oltre non può andare, anche se sarebbero state molte di più.
La class action guidata da Schrems riguarda:
- il coinvolgimento di Facebook nello scandalo Prism, fornendo dati alla NSA;
- la sua policy sulla privacy;
- il tracciamento degli utenti verso i siti web attraverso il bottone "Like";
- "assenza di un effettivo consenso verso molti tipi di utilizzo dei dati";
- la non conformità con le richieste di accesso ai dati;
- l'"irregolare introduzione" del Graph Search;
- l'approvazione di app di terze parti che permettono l'accesso alle informazioni degli utenti;
- il monitoraggio dei dati degli utenti attraverso la big data analytics.
Una serie di punti che il prossimo 9 aprile a Vienna saranno discussi davanti ad un giudice e sarà davvero interessante vedere quali sviluppi e quali conseguenza provocherà.
E proprio ieri, in occasione del Data Protection Day 2015, la giornata per la protezione della privacy, arriva l'appello di Andrus Ansip, vice presidente della Commissione UE guidata da Juncker e commissario per il Digitale, il quale si augura che entro l'anno l'UE possa arrivare ad una riforma delle norme sulla protezione della privacy:
Dobbiamo concludere i negoziati sulla riforma della protezione dei dati prima della fine di quest'anno." – ha detto Ansip – "Siamo fiduciosi che saremo in grado di dire che l'UE resta lo standard mondiale più elevato nella protezione dei dati personali".
E'evidente che a questo punto anche la privacy class action contro Facebook potrà fornire alle autorità UE qualche argomento e qualche spunto in più nella definizione di norme adeguate.