La privacy su Facebook potrebbe essere in pericolo anche per un “Mi Piace”
Facebook è il vero Social Network. Su questo pochi potranno negare l'evidenza. La sua nascita ha portato ad un vero e proprio cambiamento epocale del modo di interagire con le altre persone. Ha creato la possibilità di comunicare in modo semplice e veloce con tutti i propri amici, anche quelli che per qualche motivo risultano a migliaia di chilometri di distanza. Ha dato la possibilità di portare le aziende ad un nuovo amichevole confronto tutti i propri clienti. Ha creato, insomma, una nuova "Social Generation". Ma tutto questo ha solo lati positivi?
Secondo una ricerca realizzata dall'Università di Cambridge in collaborazione con Microsoft Research infatti è stato possibile tracciare in modo preciso e completo i profili personali di alcuni utenti semplicemente partendo da dai dati pubblicati, e quindi liberamene accessibili, sulle varie timeline del noto Social Network.
Mettere "Mi Piace" è dunque sufficiente per essere completamente schedati all'inverosimile e rischiare, in qualche modo, di incorrere in una vera e propria violazione della privacy personale. Usando, infatti, le informazioni presenti proprio su Facebook, chiaramente rese pubbliche dai vari utenti durante la loro permanenza quotidiana sul Social Network, è stato possibile al sistema indovinare se l'utente fosse un bianco o un nero addirittura con precisione vicina al 95%. Se fosse di sesso maschile oppure femminile, omosessuale o etero, democratico o repubblicano, se facesse uso di droghe o avesse problemi in famiglia con i genitori. Insomma qualsiasi dettaglio sulla personalità del malcapitato utente è stata scandagliata dal sistema informatico.
Siamo rimasti del tutto sorpresi dalla precisione delle previsioni. Il sistema ha analizzato i profili di 58.000 volontari, unendo le preferenze espresse (il famoso "like") insieme ad altre informazioni.
Michal Kosinski, direttore della ricerca
[quote|left]|Mettere "Mi Piace" è sufficiente per essere completamente schedati [/quote]A questo punto ci si chiede se davvero la privacy viene meno in ogni situazione. La risposta sembra essere per certi versi palese. Infatti è abbastanza chiaro che tutte le restrizioni di sicurezza introdotte negli anni dagli sviluppatori ed ingegneri di Mark Zuckerberg, in questo preciso caso, non possono nulla contro il sistema di monitoraggio creato per l'esperimento. Gli elementi usati dal sistema di Kosinski infatti sono sempre pubblici, qualsiasi siano le impostazioni di privacy scelte e quindi è possibile che questo tipo d'informazione diventi, ancora di più, merce per le reti pubblicitarie.
Ma tutto ciò che si vede negativo potrebbe per certi aspetti non esserlo. Tutti questi dati, in effetti, potrebbero risultare utili in futuro proprio come dei veri hard disk enormi ed essere usati per futuristici scopi. Ad esempio potremmo arricchire la memoria di una ipotetica auto di nuova generazione che potrebbe così riconoscerci direttamente dalla voce.
Insomma la nascita di Facebook ha da sempre dato molto all'intera comunità. Ha dato possibilità di conoscenze nonché ha reso possibile avere legami con persone dimenticate. Di contro è palese che per riuscire a determinare tutto questo, rendere pubbliche alcune informazioni private, non può che risultare normale, basta saperlo.