La storia di “Ok Boomer”, il meme simbolo di un grande conflitto generazionale
Si chiama "Ok, Boomer", è una sorta di risposta polemica (e quasi insofferente) dei membri della cosiddetta Generazione Z (ossia quelli nati tra la seconda metà degli anni '90 e la fine dei 2000) ed è rivolto ai baby boomer, i figli del boom economico del periodo post seconda guerra mondiale. È questo il senso di uno dei meme più diffusi in rete negli ultimi giorni ed utilizzato dai più giovani per prendere in giro o zittire tutto ciò che è percepito come una lamentela paternalistica, proveniente da chiunque appartenga alla generazione dei cinquanta-settantenni: una generazione spesso criticata da molti, che potrebbe aver vissuto una vita molto più semplice rispetto ai giovani d'oggi e che è considerata la principale responsabile dei principali disastri contemporanei, dalla crisi climatica a quella finanziaria.
Come è diventato virale
Nonostante "Ok Boomer" provenga da Twitter e da TikTok, ed in effetti rappresenti uno dei primi meme nato sul nuovo social cinese, il successo di questa espressione è soprattutto dovuto ad un articolo della giornalista Taylor Lorenz sul New York Times, che lo ha reso estremamente popolare anche al di fuori dei social network.
Le prime tracce del meme risalgono al 2018, ma la sua popolarità è diventata globale solo nelle ultime due settimane. E a differenza di gran parte dei meme in circolazione, "Ok, boomer" porta con se un dibattito socio-politico non indifferente, che è poi sfociato in una sorta di scontro generazionale, fino ad essere stato utilizzato dalla deputata neozelandese Chlöe Swarbrick in risposta ad un tentativo di interruzione nel corso di un suo intervento su una questione ambientale. Ed anche se la Swarbrick in realtà abbia 25 anni e sia quindi di fatto una Millennial (nata tra l’inizio degli anni Ottanta e la metà dei Novanta), non c'è da sorprendersi se il video dell'episodio sia diventato virale in pochissime ore.
La sua sradicazione dagli ambienti digitali
Ciò che fa davvero riflettere, e ciò che in effetti rende "Ok, Boomer" un meme molto diverso da tutti gli altri, è la sua sradicazione dagli ambienti digitali: in poco più di due settimane, il messaggio nascosto dietro a quella che potrebbe sembrare una semplice espressione adolescenziale, ha fatto assumere al meme le vesti di una sorta di critica socio-politica a tutto tondo, fino a trasformarsi in una vera e propria polemica culturale e senza esclusione di colpi, rivolta ai pregiudizi e alle raccomandazioni dei baby boomer. Una generazione giudicata, da quella attuale, inadeguata al presente e piena di colpe.
"Ok, Boomer" si è quindi trasformato in pochissimo tempo in una risposta polemica alle opinioni e i giudizi dei baby boomer, sgraditi ai più giovani che reputano questa generazione incapace di saper avuto usare il potere che aveva a disposizione, con gravi conseguenze sulla vita delle generazioni successive. E come dargli torto, potrebbe dire qualcuno di voi.
In realtà però, questa vera e propria battaglia generazionale spesso sfocia in una pericolosa generalizzazione dell'età anagrafica. Perché, ammettiamolo, sono tanti i pensionati (anzi, i baby boomer) che ad oggi non riescono ad andare avanti, soprattutto economicamente, e invece di un un'espressione sprezzante e spesso utilizzata con estrema superficialità, meriterebbero molta più solidarietà.
Uno slogan progressista diventato merchandising
Grazie al suo messaggio, "Ok, boomer"si è diffuso a macchia d'olio soprattutto tra i giovani Democratici di sinistra negli Stati Uniti d'America, diventando una sorta di slogan progressista e trasformandosi in un successo anche nel settore del merchandise: Shannon O’Connor, un giovane 19enne, ha prodotto e messo in vendita delle felpe con la scritta "Ok, boomer ti auguro una pessima giornata" e ha ricevuto ordini per oltre 10mila dollari.
Insomma, "Ok boomer" è forse il primo meme diventato il simbolo di una frattura generazionale non indifferente e radicata da tempo nelle menti dei più giovani. Certo, una risposta del genere potrebbe essere intesa come una sorta di razzismo anagrafico ma, insomma, la natura di questa espressione è ben altra: una risposta sintetica, concisa e forte come una bomba, ad ogni provocazione proveniente da una persona privilegiata, che ha da poco superato il ponte che connette la giovinezza con la vecchiaia.