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Lampedusa, la mappa della morte racconta il dramma del Mediterraneo

Una mappa realizzata combinando i dati degli ultimi decenni mostra la situazione relativa alle morti nel Mediterraneo, con i punti più caldi tra Lampedusa e Gibilterra.
A cura di Daniele Cretella
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Migliaia di corpi. Migliaia vite stroncate nel tentativo di raggiungere la libertà. A qualsiasi costo. Il Mediterraneo diventa giorno dopo giorno sempre più simile ad un campo di battaglia, dove le vittime restano ingoiate dalle onde, dalle correnti, senza dare pace alle anime ed i familiari. Morti atroci che soltanto nelle ultime settimane hanno toccato un nuovo macabro picco con 364 vittime accertate in una sola traversata. Stragi lente, ma costanti, che talvolta richiamano l'attenzione del media. Altre no.

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Un destino condiviso a partire dal Settembre del 2009 da almeno altre 4000 persone. Diciottomila negli ultimi 25 anni. Non è facile immaginare da lontano l'atrocità di questi numeri. Ma appare particolarmente suggestiva la ricostruzione realizzata da DataJournalism grazie alla combinazione dei dati ufficiali accumulati nel corso degli ultimi anni con le più moderne tecnologie legate alla navigazione digitale fornite da Google.

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E', infatti, attraverso delle "macchie" di diverse dimensioni e diversa intensità che vengono raccontate visivamente le tragedie umane che si sono consumate nel corso degli ultimi anni nel Mediterraneo. Vere e proprie ferite aperte sull'Europa. E non c'è da meravigliarsi che i luoghi più caldi, colorati di un rosso sangue forse non troppo per caso, siano quelli delle coste di Lampedusa, ma se la situazione sembra essere decisamente seria anche davanti alle "Colonne d'Ercole".

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Africa-Italia. Africa-Spagna. Sono le tratte che ancora oggi possono essere definite le tratte della morte. Ma fino a quando si potrà ignorare tutto ciò scaricando responsabilità alle diverse gerarchie nazionali e sovranazionali?

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