Ben quindici casi tra straordinari non pagati, assenza di assicurazioni, eccessiva durata dell'orario lavorativo, scarsa sicurezza, mancato addestramento e lavoro minorile. Sono queste le illegalità segnalate a Samsung da China Labor Watch (CLW), un'associazione newyorkese famosissima nel settore per aver scoperto più volte casi simili tra i fornitori di Apple, Dell, la stessa Samsung e gli altri big del tech.
L'azienda incriminata è la Dongguan Shinyang Electronics Co, che ispezionata per quattro volte in un periodo di 12 mesi, avrebbe commesso diverse azioni illegali, compresa l'assunzione di minori. Una situazione inaccettabile, ben diversa da quanto dichiarato dal colosso sudcoreano che, nei suoi rapporti annuali, ha scritto più volte di “non aver trovato indizi di lavoro minorile nelle fabbriche cinesi" e che, accusata dalla China Labor Watch, si è trovata costretta a chiudere qualsiasi tipologia di rapporto con la Dongguan Shinyang Electronics Co.
Nel rapporto 2014 dell'azienda capitanata da Boo-Keun Yoon, viene affermato che il novanta percento della produzione di Samsung avviene in stabilimenti e fabbriche controllate con la supervisione diretta dell'azienda, mentre il restante dieci percento avviene in luoghi nei quali non ha il controllo diretto, ma nonostante il colosso sudcoreano abbia negato tutte le accuse (chiudendo comunque i rapporti con il sub-appaltatore verso il quale ha puntato il dito la CLW), un portavoce dell'azienda ha ammesso la necessità di compiere ulteriori sforzi nel settore, e ha affermato di essere pronta a intervenire qualora fosse necessario “per prevenire qualsiasi caso di sfruttamento minorile da parte dei nostri fornitori, così come prevedono le nostre politiche di tolleranza zero”.