Le prime emoji in mostra al MoMA di New York
Il successo delle emoji è ormai noto a tutti, ogni ora all'interno delle applicazioni di messaggistica istantanea e nei social network vengono condivise milioni di "faccine" che accompagnano le conversazioni degli utenti di tutto il mondo. Il fenomeno delle emoji è stato riconosciuto anche dal Museum of Modern Art di New York che nella giornata di ieri ha annunciato l'acquisto del set originale disegnato nel 1999 dal giapponese Shigetaka Kurita, considerato il padre di questa forma espressiva.
Come spiegato dal design specialist del MoMa di New York Paul Galloway, a partire dal mese di dicembre 176 emoji entreranno a far parte della collezione permanente del museo: "Con l’avvento delle email negli anni ’70, trasmettere il tono e l’emozione dei messaggi è diventato difficile ma anche molto importante. Unite al testo, queste immagini permettono di trasferire diverse sfumature di significato". Da questa considerazione nasce la volontà di esporre all'interno delle sale un’installazione in cui verranno mostrate le simpatiche emoticon sia in versione statica che in versione animata.
Esporre le emoji all'interno del Museo di arte moderna di New York è stato possibile grazie al contratto di licenza stipulato NTT DoCoMo, l'azienda per la quale Shigetaka Kurita disegnò inizialmente le emoji. Intervista dalla redazione del New York Times, Paola Antonelli, curatrice del Dipartimento di Architettura e Design del MoMA, spiega i motivi che hanno portato il celebre museo ad acquistare le 176 emoji da 12×12 pixel: "Ciò che abbiamo acquisito è una nuova piattaforma per la comunicazione. Gli emoji stessi sono degli ideogrammi, una delle forma più antiche per comunicare. È affascinante come le diverse epoche sono in qualche modo connesse tra loro".