L’FBI ha aperto un’indagine sull’attacco a Twitter, il social: “vogliamo vederci chiaro”
L'attacco hacker subito nelle scorse ore da Twitter ha visto molti degli account più popolari e seguiti della piattaforma cinguettare all'unisono su una truffa con i Bitcoin. L'azione potrebbe aver fruttato ai truffatori più di 100.000 euro in poche ore prima che i tecnici del social riuscissero ad arginarla, ma ha in generale puntato i riflettori su un problema di sicurezza informatica sul quale anche l'FBI ha deciso di vederci chiaro. Lo ha riportato inizialmente il The Wall Street Journal, riferendo dell'apertura di un'indagine ufficiale del bureau su quanto accaduto all'interno del social network negli ultimi giorni.
Anche Twitter — ha riferito il numero uno Jack Dorsey in un cinguettio nelle ore immediatamente successive all'incidente — ha aperto una sua indagine interna per fare luce sull'accaduto, ma le ragioni dell'FBI non sono difficili da comprendere: se un attacco hacker può portare a impossessarsi simultaneamente degli account più influenti su Twitter, chi lo porta a termine ha il potere di rivolgersi in contemporanea a una buona percentuale degli oltre 330 milioni di utenti della piattaforma.
Nel caso di queste ultime ore in realtà un rischio simile non è stato corso: da una parte infatti l'azione intrapresa ha sorpreso utenti, tecnici e osservatori esterni; d'altro canto però i messaggi twittati — tutti simili tra loro e legati a una truffa già nota da tempo sul social — hanno immediatamente destato sospetti sulla loro autenticità. Hacker più astuti o con intenzioni diverse da quella di fare immediatamente cassa potrebbero però ideare piani più sofisticati, facendo twittare agli account rubati messaggi che non sembrino scritti da un bot, in questo modo risultando effettivamente convincenti presso la totalità del pubblico in ascolto.
Il timore più immediato dell'FBI è quello di ingerenze esterne nel dibattito politico alla vigilia delle elezioni statunitensi del 2020: Twitter del resto è una delle piattaforme sulle quali il confronto tra le parti e la propaganda trovano più spazio, e tra gli account hackerati non mancano quello dell'ex presidente Obama e dell'attuale candidato democratico alla presidenza Joe Biden. Uscendo dagli Stati Uniti però il discorso non cambia: in alcuni Paesi ad esempio il social è utilizzato anche come strumento di dissenso, e il fatto che i suoi interlocutori più seguiti possano essere manovrati come marionette lo rende meno credibile e probabilmente più pericoloso.