Libertà della rete: l’Estonia guida i paesi virtuosi, l’Iran i censori, e l’Italia?
Dopo il report sulla censura in Internet, realizzato dal sito work.up all'inizio del 2011, ecco arrivare un altro resoconto riguardante la libertà della rete; un resoconto che -stavolta- porta la firma della Freedom House di Washington, associazione che -tra le altre cose- si occupa di denunciare le violazioni dei diritti universali sul web. Secondo il succitato rapporto, al primo posto tra gli stati censori ci sarebbe l'Iran, mentre alla Cina andrebbe il triste premio della più "sofisticata" tra le nazioni reprimenti. Alla guida dei virtuosi, invece, si colloca a sorpresa l'Estonia che scalza gli USA, relegandoli al secondo posto. Gli States, infatti, pur godendo in linea di massima di un web "libero e giusto", probabilmente patiscono l'effetto WikiLeaks e le difficoltà di ampliamento della connessione a banda larga su tutto il territorio federale.
In generale, lo studio evidenzia una crescente quanto preoccupante ascesa della censura in rete in almeno 15 dei 37 paesi presi in esame, attraverso operazioni che vanno dall'arresto o la scomparsa di blogger e hacktivist, alla promulgazione di leggi tese a limitare la libertà online. Insomma, se da un lato quest'inizio di 2011 è stato -senza dubbio- esplosivo per quanto riguarda l'affermazione del web quale mezzo di lotta e affrancamento dalla dittatura, dall'altro sembra che i governi nazionali comincino a temere non poco la rete, tanto da intensificare -ognuno secondo modi e volumi diversi- la repressione in rete.
Lo studio parte dalla divisione dei 37 paesi esaminati (evidenziati dalla mappa sottostante) in tre macro-blocchi: liberi (verde), non liberi (viola) e parzialmemente liberi (gialli).
Sulla base di questa divisione, è stato possibile individuare nell'Estonia la nazione "più libera tra quelle libere", mentre il nostro paese si ritrova al quinto posto su otto con dietro di sé i soli Brasile e Sud Africa. Per quel che riguarda l'Italia, il rapporto parte dall'analisi dei presupposti indicati nell'immagine sottostante.
Ciò premesso, il report afferma che negli ultimi anni il governo italiano ha introdotto una serie di disegni di legge e decreti che "potrebbero rappresentare un serio periocolo per la libertà di espressione online" e "un considerevole numero di controverse sentenze giudiziarie "potrebbe rafforzare questo trend". Secondo la Freedom House "la spinta alla restrizione della libertà della rete deriva in parte dalla struttura proprietaria dei media italiani. Il primo ministro Silvio Berlusconi possiede, direttamente o indirettamente, un'ampia parte del conclomerato mediatico privato, e la sua posizione politica gli consente una pesante influenza sula nomina dei funzionari della televisione di stato". In ogni caso "a partire dalla fine del 2010, la diversità dei punti di vista e il grado di critica al governo nelle discussioni online è stato in gran parte privo di censura ed è apparso maggiore che nel mezzo televisivo e nella carta stampata". Ciononostante, il risultato italiano è il peggiore tra tutti i paesi occidentali, come mostrato nel grafico sottostante (in cui il valore "0" rappresenta la libertà assoluta e il valore "100" la censura totale).
Per quello che, invece, riguarda le nazioni "parzialmente libere", ai due estremi della classifica troviamo il Messico e il Pakistan (ormai ad un passo dall'essere ritenuto un paese "non libero"). Leggendo il report, però, sembra che la nazione che più impensierisce la Freedom House sia la Russia. Il governo di Mosca, infatti, sta per promulgare delle leggi che rischiano di mettere un pericoloso bavaglio al web.
Rispetto al paese che -invece- rappresenta il fanalino di coda della libertà online (vale a dire l'Iran); stando a quanto riportato dalla Freedom House, in seguito alle proteste del 2009, il web iraniano è stato quasi del tutto censurato. La situazione generale è ben riassunta nel prospetto sottostante.
Report sulla libertà della rete, 2011 – Download