Life in a Day: il primo film collettivo della storia approda su Youtube – Recensione
"Abbiamo invitato tutti, da tutto il mondo, a filmare la propria vita e a rispondere a poche semplici domande. Abbiamo ricevuto 4500 ore di video, da 197 paesi. Tutti i filmati sono stati girati nel corso di un solo giorno: il 24 luglio 2010".
Questa, in breve, la storia di Life in Day, il progetto di film collettivo promosso da Youtube e realizzato da oltre ottantamila internauti grazie al prezioso contributo dei produttori Tony e Ridley Scott, della LG e del regista Kevin Macdonald. L'intento ultimo del progetto era quello di catturare le immagini di un giorno di vita sul pianeta Terra in un documentario che è migliaia di piccoli documenti sulla poesia dell'umanità: volti, suoni, umori, emozioni, colori, la vita insomma; la vita in un giorno.
Ed è proprio la vita il cuore pulsante del film. La si sente letteralmente scorrere fotogramma dopo fotogramma, esplodere con un'intensità spaventosa, traboccante, in un turbinio di sensazioni che vanno dal riso al pianto passando dalla miriade di stati emotivi che stanno nel mezzo.
Life in a Day non è un film, è un'esperienza visiva ed emozionale di straordinaria potenza, è un prodotto d'arte che mette gli spettatori in condizione di far pace con la propria umanità, di sentirsi all'interno di un tutto che è tanto più grande della mera somma delle parti.
Cosa significa essere uomini e vivere sul pianeta Terra in questa piccola porzione di Storia? Life in a Day fornisce migliaia di risposte, tutte vere.
Si comincia con l'immagine della Luna, ovvero di qualcosa che è "fuori" dalla Terra ma a cui gli esseri viventi hanno sempre guardato, tanto da cantarne le lodi in ogni forma, tanto da desiderare di raggiungerla, tanto da riuscire a raggiungerla.
Ma la luna di Life in a Day non è la Luna violata e conquistata dall'uomo; è il mistico faro notturno che unisce un intero emisfero, un simbolo di unità malgrado la lontananza, un punto fisso che consente a chiunque, ovunque, di poter dire siamo sotto lo stesso cielo. Ed è per questo che tanti internauti hanno deciso di consegnare nelle abili mani di Macdonald immagini della luna, quasi a voler dire: è sotto questa luce, la stessa per tutti, che accadono le storie che stiamo per raccontare.
E allora ecco che la Luna illumina una notte africana in cui due elefanti giocano in acqua e, contemporaneamente, una mamma e un neonato che dormono l'uno accanto all'altra mentre la donna sussurra "isn't he pretty?"; un ragazzo ulula alla luna, un altro piuttosto alticcio, solo, seduto su una panchina dichiara "this is the best day ever", il tutto mentre una donna si sveglia perché "tra le tre e le quattro del mattino il velo tra il regno dei vivi e quello dei morti si fa più sottile", qualcuno va al mercato, qualcun altro si sveglia per pregare. E intanto la luna è sempre lì, a ricordarci che abitiamo la medesima porzione di universo.
A questo incipit notturno segue il risveglio del mondo: l'alba, il sole che torna a illuminare sterminate vallate di terra, acqua e cemento; centinaia di occhi stropicciati, sbadigli, galli e sveglie che invitano ad alzarsi. Uomini che si risvegliano in strada, uomini che si risvegliano in tenda, uomini che si risvegliano in mare… Poi i piedi che toccano il suolo e comincia il giorno.
Sbirciamo qualche minuto di vita di una piccola famiglia, composta da padre e figlio, che compiono quotidiani riti di risveglio, tra cui quello di porgere un saluto ad un membro della famiglia che non c'è più: la madre. Si tratta di uno degli spezzoni più lunghi e commoventi del film, affatto pietistico, solo pieno di una verità semplice, pura.
Ed è proprio nella capacità di alternare i momenti che Life in a Day si rivela un esperimento a tratti straordinario.
Era davvero difficile creare un film che è migliaia di film insieme, un film che, per forza di cose, non ha né può avere una "trama coerente", l'impresa apparentemente impossibile è quella di realizzare un lungometraggio che è -soprattutto- selezione e montaggio di scene "sconnesse" senza incorrere neppure in un momento di noia o lentezza.
Eppure Life in a Day riesce nell'impresa, dosa il ritmo con sapienza, alternando lirismo e ironia, distensione e rapidità. Da un lato le storie di donne e uomini straordinari che tentano imprese epiche come il giro del mondo in bicicletta, il lancio in paracadute da altezze da capogiro, uomini che se ne stanno sul tetto del mondo a osservare ghiacciai sul punto di sparire. Dall'altro, le piccole storie di ogni giorno: l'amore per il proprio compagno, la prima rasatura di un quindicenne, la lotta tra madre e figlio per la pulizia della stanza, la malattia di un uomo costretto a letto e centinaia di altri momenti piccoli ma densi, pieni di vita.
Lo scorrere delle ore, dalla notte prima dell'alba a quella dopo il tramonto, è accompagnato da una splendida colonna sonora, opera di Matthew Herbert e di tutti gli internauti che hanno risposto all'appello che invitava chiunque lo volesse a contribuire alla creazione della musica. L'effetto è maestoso, pur nella sua discreta dolcezza: la musica ha tutta la potenza dell'esistenza che pulsa.
Pensate a quante volte vi siete chiesti: chissà cosa sta accadendo, in questo stesso istante, all'angolo opposto del pianeta?
Ecco, Life in a Day ve lo mostra, e la prima sensazione al termine del film è quella della pienezza, della densità emotiva.
Ognuno di noi può comprendere solo il valore del giorno che vive in prima persona, o al massimo il valore di un giorno condiviso con affetti importanti, ma vedere con occhi e orecchie quanto accade sull'intero pianeta la Terra in un giorno soltanto non è come limitarsi a immaginarlo: vederlo è un'altra cosa, è un'esperienza totalizzante, così potente da rendere del tutto fuori luogo i commenti di chi chiede "dove sono le guerre, dove sono i conflitti?".
Sette miliardi di persone impegnate a vivere sono un'enormità. Un giorno è un'enormità. La vita è un'enormità. Guerre e conflitti non sono che accidenti frutti di un'incomprensione lunga secoli, figli dell'ignoranza profonda che non è mancanza di cultura ma incapacità di riconoscere la propria umanità, quella che Life in a Day ci mostra e che -forse- un giorno tutti sapranno vedere.